A debito estremo, rimedi estremi contro il finanzcapitalismo

In un’Italia sempre più in affanno sul piano della recessione economica  e con il debito che ha raggiunto un baratro senza ritorno di 2000 miliardi di euro ,pari a circa 33.000 euro pro capite per ogni Italiano, gli unici interventi del  governo, ancora in bilico con i problemi giudiziari di Berlusconi, riguardano la definitiva chiusura di  1000 sedi giudiziarie tra tribunali, sedi distaccate, procure e uffici del giudice di pace. La misura era contenuta nei decreti legislativi 155 e 156 del settembre 2012 e viene applicata, proprio in questi giorni, dopo il definitivo via libera ottenuto dalla Corte Costituzionale. Un provvedimento che ha provocato anche forti critiche e contro cui sono in atto diverse mobilitazioni. A Sala Consilina, in provincia di Salerno, il caso più eclatante. Un uomo si è cosparso di benzina e ha tentato di darsi fuoco mentre protestava davanti al Palazzo di giustizia del paese; a Sulmona l’ordine forense ha attivato un presidio permanente all’interno del tribunale e  da lunedì gli avvocati hanno iniziato lo sciopero della fame; infine, solo per citare alcuni casi eclatanti, in Sicilia almeno 140 persone sono state denunciate per le proteste contro la soppressione dei Tribunali di Nicosia (Enna) e Mistretta (Messina). 

Ma non vi è solo il problema della soppressione dei tribunali: anche presidi ospedalieri un po’ ovunque in Italia sono stati chiusi o rischiano la chiusura come quello di Agropoli in provincia di Salerno, dove nel periodo estivo la popolazione si raddoppia per la presenza di un turismo proveniente da ogni regione, lasciando nello sconforto soprattutto le  popolazioni locali, che ora per ricorrere a cure urgenti, devono percorrere decine di chilometri, eliminando, di fatto, la garanzia di un’assistenza rapida, che spesso è determinante per la vita dei cittadini. Esistono sicuramente anche responsabilità nella gestione allegra di queste Asl, ma il problema dovrebbe risolversi eliminando gli abusi e gli sprechi, non ridimensionando l’intero servizio assistenziale!

Contemporaneamente, in questi giorni ,assistiamo ai licenziamenti di migliaia di operai delle acciaierie dell’Ilva che vanno ad ingrossare le centinaia di migliaia di lavoratori che nell’ultimo anno hanno perso il lavoro. Di fronte a tutto questo scempio noi ignari cittadini dobbiamo assistere alle sceneggiate dei vari partiti, che di tutto s’interessano e discutono, tranne dei problemi gravi della popolazione.

Ma possiamo solo far la cronaca di questi disfatte? E’ giunto anche il momento di partecipare, ai pochi cittadini che ancora hanno una coscienza politica, un invito connesso ad una proposta concreta? Penso proprio di si e quindi credo che sia giunto di affermare con forza e sostenere ogni iniziativa politica che sta lottando per la riapertura dei tribunali, degli ospedali e delle fabbriche dal Nord al Sud d’Italia, per garantire in primo luogo quel lavoro essenziale che rappresenta la chiave di volta dell’intera impalcatura ideologica della nostra Costituzione e che già rappresentava per Piero Calamandrei, un padre costituente, la problematica essenziale da attualizzare,  all’indomani della sua entrata in vigore.

La crisi economica e il debito pubblico, ormai mostruoso,sono la risultante di decenni di pessima politica economica ma anche  di errate  scelte finanziarie  da parte di statisti come Ciampi ad Andreatta che di fatto favorirono la separazione della Banca d’Italia dalla politica, aggravando ancora di più quel debito pubblico con i suoi effetti. In sintesi il problema del debito italiano si è aggravato   all’inizio degli anni Ottanta,  sotto la pressione della grande finanza anglosassone, prima protagonista del finazcapitalismo mondiale, che ha convinto la Banca d’Italia (Ciampi) a divorziare dal Tesoro (Andreatta), cessando di essere il “bancomat” del governo, cioè il fornitore a costo zero del denaro necessario alla nazione. Da quel momento, per sostenere infrastrutture e servizi per i cittadini, lo Stato ha dovuto attingere denaro dal mercato privato, a caro prezzo, mettendo in vendita titoli di Stato da ripagare con salatissimi interessi.

Quindi, trovandoci ormai alla deriva, è inutile proporre altre tasse, altre limitazioni allo Stato sociale: occorre solo far ripartire l’occupazione, ricomponendo e rilanciando servizi e aziende, piuttosto che ridurre all’osso le strutture portanti della nostra società civile. La Storia ci ha insegnato che quando i debiti superano le reali ricchezze di uno Stato, o questo viene affondato o si affonda il debito: ma in questo dilemma non può e non deve mai naufragare il popolo, caso mai devono essere annichiliti tutti quei politicanti da strapazzo, causa prima del nostro naufragio, per le scelte a monte, e causa ultima per la palese e reiterata incapacità di risolvere il problema finale.

 

Per la Neodemocrazia sociale ed integrale.                     Domenico  Cammarano

Pubblicato da Mimmo Cammarano

Sono nato a Salerno il 20/05/1958. Sono sposato ed ho due figli. Sono docente di Storia e Filosofia.

Una risposta a “A debito estremo, rimedi estremi contro il finanzcapitalismo”

  1. … Il divorzio serviva a creare un vincolo esterno per evitare che la politica incidesse sulla gestione monetaria… Bene mai scelta fu più scellerata secondo me…ed oggi? Letta e’ uno dei discepoli di Andreatta, non a caso a tirato in ballo Bruxelles come verga per addrizzare le storture Italiane. Questa logica logorerà tutta l’euro zona.

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