Economia & Il Sole24Ore

Per un’economia neodemocratica :ipotesi e prospettive.

Il problema che più assilla la nostra realtà politica nazionale  e internazionale è sicuramente la crisi economica. Chi da anni ha diffuso il “verbo” che vivere di debiti è cosa buona e giusta, ha provocato una catastrofe che  ci coinvolge tutti  da  anni.

Abbiamo ricevuto esempi a tutti i livelli, che fare debiti è “bello” e fa bene all’economia…. Infatti lo Stato ha accumulato debiti superiori a tutte le nostre ricchezze prodotte, per incapacità di amministrare, per la disonestà di tanti che hanno inteso la gestione della cosa pubblica come un’occasione per arricchirsi. Hanno gestito male i conti pubblici, non solo lo Stato a livello centrale, ma tutte le amministrazioni locali e pubbliche. I mass media hanno insegnato, con lavaggi di cervello che dura da anni, che è possibile comprare e usufruire di tanti beni, pagando tutto a debito!!! Anzi , negli ultimi anni a voler pagare un qualsiasi acquisto in contanti ( elettrodomestici, telefonia,  auto, arredamento, abbigliamento, viaggi ecc. ecc.) si è stati scoraggiati se non proprio additati come trogloditi della società! E quindi è stato insegnato il sacro verbo:” fai debiti e falli fare un po’ a tutti” tanto è possibile sempre pagare, magari con rate di vari mesi o anni….. e così facendo abbiamo creato un’ economia artificiale fatta di denaro immateriale creato a sua volta dalla vendita di tanti debiti ad altri cercatori di profitti di beni immateriali o surreali ( vedi cartolarizzazione, derivati, subprime)* e altre diavolerie finanziare che hanno portato e porteranno ancora al “default” di interi sistemi economici e degli stessi Stati che hanno scommesso da anni sull’economia fondata sui debiti, senza controbilanciare almeno con un “Pil” solido e in crescita.

Naturalmente questa mia valutazione è certamente incompleta e tecnicamente imprecisa, essendo un semplice osservatore di fenomeni economico-finanziari e non un “espertocome  quelli che finora abbiamo avuto negli ultimi governi; ma qui mi preme soprattutto individuare una serie di proposte, sulle quali confrontarsi e discutere con  i comuni cittadini di buon senso, al di fuori di pregiudizi di qualsiasi genere e lobby di potere. Comunque, visto quello che hanno saputo fare i “grandi esperti” di economia degli ultimi governi, sconfortato come tanti dai loro risultati, mi sento rinfrancato nel poter esporre anche qualche mia idea.

 

 

*(1)Cartolarizzazione: debiti, mutui che si trasformano in prodotti finanziari che tanti sprovveduti acquistano  nelle proprie banche di fiducia; (2) Subprime: mutui concessi a soggetti a rischio di insolvenza;(3) Derivati: prodotto di attività finanziaria il cui valore è determinato da quello di altri titoli scambiati sul mercato.

 

Nell’ A-B-C della buona gestione economica, se mi trovo in passività devo agire normalmente su quattro fronti: 1) ridurre le spese; 2) migliorare le entrate; 3) aumentare la produzione; 4) ridistribuire le risorse .

Finora i nostri governi hanno fatto solo alcune cose: a) tassare in maniera vergognosa chi già pagava molto; b) ridurre gli interventi dello Stato-sociale soprattutto verso le fasce più deboli della società.

Invece mi permetto di suggerire qualche soluzione, magari confortato da altre riflessioni frutto del buon senso e di qualche nozione di economia.

PUNTO N°1Ridurre le spese inutili.

Nella situazione economico-finanziaria come la nostra, in primis dovremmo rinunciare definitivamente a tutte le missioni all’estero che ci costano milioni al giorno e soprattutto di molte vite umane,  mentre avremmo bisogno di sorvegliare meglio il nostro territorio ed  affrontare la nostra criminalità con mezzi  più adeguati e migliori risorse di uomini.

 Evitare di acquistare all’estero aerei militari e armamenti simili, che se non erro costano centinaia di milioni di euro. Non mi sembra più il caso di  sostenere il ruolo  di  potenza militare, che interviene in tante crisi regionali a livello mondiale,  con le cosiddette “missioni di pace”, mentre siamo indebitati fino alla terza generazione, partendo da oggi!

 Ridurre l’acquisto di petrolio dall’estero, che sicuramente incide negativamente sulla nostra bilancia finanziaria. Naturalmente questa opzione è correlata con quella del terzo punto.

Ridurre l’importazione di tante merci, proveniente soprattutto dai paesi asiatici, di pessima qualità, che invadendo il nostro mercato, hanno contribuito alla chiusura delle nostre fabbriche. P.S. Con un’operazione costante, a partire dalle scuole e con tutti i mass media disponibili, educare i cittadini a preferire i prodotti nazionali, evidenziando che con le nostre scelte aiutiamo i nostri lavoratori, la nostra economia, quindi la nostra nazione e di conseguenza noi stessi! Alla faccia di tutti gli egoismi e particolarismi presenti ovunque a tutti i livelli!

Ridurre di un terzo gli stipendi di tutti gli alti funzionari dello Stato e delle aziende pubbliche, compresi parlamentari e ministri. Chi pensa che 4000/5000 euro al mese, per servire lo Stato siano insufficienti, può tranquillamente cercare altrove miglior fortuna e offrire i propri grandi “servigi” a chi apprezza di più tanta “competenza”!  Licenziare o ridimensionare gli stipendi di  tutti i consulenti che costano fior di quattrini alle nostre amministrazioni  a tutti i livelli e rendono anche poco!

Stanare i falsi invalidi che sottraggono notevoli fondi  al bilancio pubblico, togliendo risorse ai veri bisognosi.

PUNTO  N° 2 – Migliorare le entrate.

Per migliorare le entrate, abbandonando definitivamente la tassazione del governo “Monti”, bisogna, al contrario, raffinare le strategie per colpire l’evasione fiscale totale e naturalmente tutti i finti poveri proprietari di panfili, auto di lusso, ville e appartamenti dal valore commerciale superiori a cifre  con sei zeri, che in alcuni casi dichiarano al fisco meno di un comune lavoratore in cassa integrazione! Aumentare l’Iva solo per quei generi di lusso o inutili e dannosi come i super-alcolici e i tabacchi. Vendere o dare in concessione  ai privati italiani parte del patrimonio pubblico che non rappresenti aspetti rilevanti della nostra cultura  o entità nazionale.

PUNTO N° 3  – Aumentare la produzione.

 Bisogna sostenere una politica governativa che  invogli gli imprenditori nostrani e stranieri ad investire in Italia, per continuare e migliorare una tradizione  di prodotti d’eccellenza, sostenendo la ricerca a tutti i livelli, soprattutto universitaria, premiando con retribuzioni anche a quattro zeri mensili, chi sa realizzare innovazioni tecnologiche  che fanno crescere la qualità dei nostri prodotti e dei nostri servizi, diminuendo gli sprechi e gli acquisti all’estero. Esistono, per esempio, già  nuove tecnologie nostrane, sperimentate anche in centri universitari all’avanguardia, dove è possibile produrre autovetture ibride veramente  con consumi ridottissimi ( 2 litri di carburante per 100 Km)…… basterebbe incentivare  tale produzione, anche con aiuti statali, e vendere  ed esportare i nostri prodotti anche all’estero.

 Naturalmente gli imprenditori vanno incentivati: a)  lo Stato deve diminuire le tasse ed eliminare l’IMU a tutte le imprese e soprattutto a chi assume e crea contratti a lungo termine ( meglio ancora se a tempo indeterminato),b) lo Stato deve rimborsare, rispettando i tempi previsti dalla Comunità europea, i crediti che vantano gli imprenditori o accettando che le somme dovute alle imprese siano sottratte, entro trenta giorni, da tutti gli oneri che quest’ultime devono versare al  fisco e a tutti gli enti statali connessi con le loro attività .

Ora mi ricollego subito al punto n° 1.

Una delle voci che contribuiscono di più a far aumentare i nostri debiti, è senz’altro l’acquisto di materie prime e soprattutto l’acquisto di fonti d’energia ( gas , petrolio ecc.) dall’estero. E’ possibile diminuire questa spesa e creare, in casa nostra, fonti alternative di energia, per le nostre necessità quotidiane,  creando anche nuovi posti di lavoro?

Contrapponendosi  alle lobby dei petrolieri, io sono convinto che è realizzabile la produzione del 20-30% di energia pulita, rispetto al fabbisogno odierno, con il solare, l’eolico, il geotermico, costruendo in Italia pannelli solari, pale eoliche  e similari da installare presso ogni edificio pubblico e privato  e ovunque vi è necessità di energia elettrica. Sottolineo che dovremmo favorire la creazione di fabbriche in Italia per la produzione di questi strumenti, per creare svariate migliaia di posti nuovi di lavoro, evitando categoricamente di acquistarli all’estero. Inoltre si creerebbe un indotto legato al trasporto, all’istallazione e alla manutenzione di questi nuovi strumenti per creare energia pulita, per l’ambiente, per i nostri disoccupati e per la nostra economia.

Riavviare e incrementare le attività artigianali, creando vere scuole professionali per falegnami, sarti, idraulici, elettricisti e tanto altro ancora, cercando di recuperare posti in un settore fin troppo abbandonato nell’ultimo ventennio a favore della “filosofia” che sollecita a sbarazzarsi dell’usato, anche di pochi mesi, piuttosto che  riparare e riutilizzare. In questo modo si arricchiscono le grandi industrie, quasi mai italiane, a discapito dei nostri artigiani che potrebbero dare  più lunga vita a tanti utensili e strumenti che invece vanno ad incrementare solo le nostre discariche.

Infine, completando ovunque la raccolta differenziata, invece di inviare all’estero  i nostri rifiuti, con conseguenti costi elevatissimi, potremmo recuperare e riciclare i materiali che l’attuale tecnologia ci consente di riutilizzare  e soprattutto smaltire, in siti appropriati, l’indifferenziato nei termovalorizzatori, creando anche altra energia elettrica, così come avviene oggi in qualche raro caso in Italia e soprattutto all’estero.

PUNTO N° 4 Ridistribuzione delle risorse .

Per sgombrare il campo immediatamente da qualsiasi equivoco, soprattutto da parte di chi ricchezze ne ha parecchie in termini di beni immobili e capitali, la mia proposta riguarda esclusivamente ciò che da sempre ha prodotto la vera ricchezza per i singoli uomini e per la società e cioè il LAVORO!

Circa una decina di anni fa uno slogan di sinistra più o meno affermava: ”lavorare meno , lavorare tutti”! Francamente  a  me questa proposta non è apparsa mai, ideologicamente parlando, di esclusiva matrice socialista, ma un criterio che tranquillamente dovrebbe sostenere qualsiasi democratico e ancor di più se cristiano. La stessa nostra Costituzione tra l’altro, ammirevole esempio di raro  equilibrio o compromesso tra le matrici socialista, cristiana e liberale, pone nel primo articolo il valore  insostituibile del lavoro, per l’identità e la dignità di ogni cittadino. Ora, quando manca il lavoro, certamente non può essere sostituito da “redditi di cittadinanza” o altri doni ed elargizioni gratuite da parte dello Stato, almeno che non vi siano altre situazioni particolari legate a problematiche connesse ad invalidità o a temporanee emergenze come la “cassa integrazione” che rientrano nei cosiddetti “ammortizzatori sociali”. Ma una persona nel pieno delle sue possibilità deve lavorare per se stesso e per la società e per questo lo Stato se ne deve fare garante non a chiacchiere ma, come sollecita la nostra Costituzione, deve rimuovere gli ostacoli e promuovere il raggiungimento di tale obiettivo necessario per tutti. E allora?

Eliminare l’istituzione del lavoro straordinario, per accumulare ore di lavoro e  per assumere altro personale nelle strutture statali e private. Ma ancor di più, ridurre il monte ore di tutti i dipendenti, anche di una o due ore, e creare altri posti di lavoro soprattutto in caso di licenziamenti. Far lavorare poche ore di meno tutti, ma non licenziare nessuno!

E non mi  si venga a dire  che le leggi attuali, i contratti di lavoro o quant’ altro non prevedono un provvedimento del genere……oggi non esiste partito o movimento politico che non propone di modificare addirittura la Costituzione italiana, per questioni di  parte: figuriamoci se può essere un grande ostacolo rimodellare i contratti di lavoro per questioni di solidarietà  e per  consentire a tutti di lavorare  invece dei licenziamenti,  quando si presentano oggettive situazioni condivise da tutte le parti sociali.

Invece dei  presalari o “ redditi di cittadinanza”, mi sembra molto più dignitoso, laddove è possibile, far lavorare anche 8  o 10 ore settimanali  con relativa paga, un disoccupato in cerca di un primo lavoro, inquadrandolo come “tirocinante” o “apprendista” e dal suo rendimento ( ecco il vero significato di meritocrazia!) aumentargli gradualmente le ore di contratto, anno dopo anno, fino a raggiungere i livelli  standard  di orario e di stipendio. Cominciare, dopo il diploma o la laurea, a lavorare anche con un quarto di stipendio, ma con la prospettiva di poter raggiungere in pochi anni un impiego con orario e salario normale, soprattutto con la certezza, che  i propri meriti e la propria  efficienza potranno garantirgli una buona carriera e anche “scatti” di stipendio in caso di particolari capacità e creatività nel settore dove opera: penso che tutto ciò sia formativo ed incentivante e soprattutto ridurrebbe di molto il grave fardello della disoccupazione. Altre soluzioni “populiste” non mi sembrano  praticabili e vengono di tanto in tanto proposte sia a destra che a sinistra, solo nelle campagne elettorali per poi regolarmente svanire quando l’agone elettorale ha termine.

Ma questo discorso non esclude il problema delle pensioni: bisogna ritornare necessariamente a riconsiderare i quaranta anni di contributi connessi ai 60 anni  di età un limite più che dignitoso per  ottenere la pensione! Possiamo offrire tutti gli incentivi a chi vuol restare fino a 70 anni, ammesso che garantisca efficienza normale, ma ribadisco, chi ha sudato per 40 anni deve poter andare in pensione con un assegno dignitoso! Naturalmente anche prima in caso di problemi di salute certificati e riconosciuti. Comunque se teniamo tanta gente anziana a lavoro, si crea l’assurdo tutto nostrano, che gli anziani devono mantenere i giovani e che quest’ultimi potranno iniziare a lavorare verso i 40 anni di età , così la pensione non la vedranno mai!

A conclusione di queste mie riflessioni, nella certezza che da sole non potranno cambiare  i nostri problemi economici, mi auguro  che  altre idee concrete potranno contribuire a sviluppare un più vasto dibattito, ma soprattutto soluzioni concrete e immediatamente operative, per non affondare definitivamente per colpa di pochi cialtroni .

   Per la “Neodemocrazia sociale”

                                                                                              Domenico  Cammarano

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.