Il Jobs Act: la soluzione che non c’è!

Jobs Act, Cdm approva decreti attuativi. Renzi: "Rottamiamo cocopro e art. 18"Il Il premier Matteo Renzi tra il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi.

Ecco i punti principali della riforma che  il Consiglio dei ministri del 20 febbraio , con i “decreti attuativi”, ha reso operativa dal 1 marzo 2015:

Contratto  a tutele crescenti (decreto legislativo, esame definitivo)
Il contratto a tutele crescenti si applica ai lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato dopo l’entrata in vigore del decreto (dal primo marzo 2015). Si stabilisce una nuova disciplina dei licenziamenti individuali e collettivi. Per i lavoratori assunti prima dell’entrata in vigore del decreto restano valide le norme precedenti. Per i licenziamenti discriminatori e nulli resta la reintegrazione nel posto di lavoro. Per i licenziamenti disciplinari la reintegrazione resta solo se è accertata “l’insussistenza del fatto materiale contestato”. Negli altri casi in cui si accerti che non ricorrano gli estremi del licenziamento per giusta causa o giustificato motivo, i cosiddetti “licenziamenti ingiustificati”, viene introdotta una tutela risarcitoria certa, commisurata all’anzianità di servizio (due mensilità per ogni anno di anzianità di servizio, con un minimo di 4 e un massimo di 24 mesi). 

Per evitare di andare in giudizio si potrà fare ricorso alla nuova conciliazione facoltativa incentivata: in questo caso il datore di lavoro offre una somma esente da imposizione fiscale e contributiva pari a un mese per ogni anno di servizio, non inferiore a due e sino a un massimo di diciotto mensilità. Con l’accettazione il lavoratore rinuncia alla causa. 

Per i licenziamenti collettivi il decreto stabilisce che, in caso di violazione delle procedure o dei criteri di scelta, si applica sempre il regime dell’indennizzo monetario che vale per gli individuali (da un minimo di 4 a un massimo di 24 mensilità). Per le piccole imprese la reintegra resta solo per i casi di licenziamenti nulli e discriminatori e intimati in forma orale. Negli altri casi di licenziamenti ingiustificati è prevista un’indennità crescente di una mensilità per anno di servizio con un minimo di 2 e un massimo di 6 mensilità. La nuova disciplina si applica anche ai sindacati e ai partiti politici.

Ammortizzatori sociali (decreto legislativo, esame definitivo)
Si introduce la Naspi, nuova assicurazione sociale per l’impiego. Vale per chi rimarrà disoccupato dal primo maggio 2015 e per tutti i lavoratori dipendenti che abbiano perso l’impiego e che hanno cumulato almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi 4 anni di lavoro e almeno 18 giornate effettive di lavoro negli ultimi 12 mesi. La base retributiva della Naspi sono gli ultimi 4 anni di impiego (anche non continuativo) rapportati alle settimane contributive e moltiplicati per il coefficiente 4.33. La durata della prestazione è pari a un numero di settimane corrispondente alla metà delle settimane contributive degli ultimi 4 anni di lavoro. L’ammontare dell’indennità è commisurato alla retribuzione e non può superare i 1.300 euro. Dopo i primi 4 mesi di pagamento, la Naspi viene ridotta del 3 per cento al mese e la durata prevista è di un numero di settimane pari alla metà di quelle contributive degli ultimi 4 anni di lavoro. L’erogazione della Naspi è condizionata alla partecipazione del disoccupato a iniziative di attivazione lavorativa o di riqualificazione professionale.

Inoltre, in via sperimentale, viene introdotto l’Asdi: un assegno di disoccupazione che verrà riconosciuto a chi, scaduta la Naspi, non ha trovato impiego e si trovi in condizioni di particolare necessità. La durata dell’assegno, che sarà pari al 75 per cento dell’indennità Naspi, è di 6 mesi e verrà erogato fino ad esaurimento dei 300 milioni del fondo specificamente costituito.

Per i co.co.co (iscritti alla Gestione separata Inps) che perdono il lavoro c’è l’indennità di disoccupazione Dis-Col (Disoccupazione per i collaboratori). Presuppone tre mesi di contribuzione nel periodo che va dal primo gennaio dell’anno precedente l’evento di disoccupazione alla data del predetto evento. Il suo importo è rapportato al reddito e diminuisce del 3 per cento a partire dal quarto mese di erogazione. La durata della prestazione è pari alla metà delle mensilità contributive versate e non può eccedere i 6 mesi. Anche questa indennità è condizionata alla partecipazione a iniziative di politiche attive.

Semplificazione delle tipologie contrattuali e revisione della disciplina delle mansioni (decreto legislativo, esame preliminare)
A partire dall’entrata in vigore del decreto non potranno essere attivati nuovi contratti di collaborazione a progetto (quelli già in essere potranno proseguire fino alla loro scadenza). Comunque, a partire dal primo gennaio 2016, ai rapporti di collaborazione “personali con contenuto ripetitivo ed etero-organizzati dal datore di lavoro” saranno applicate le norme del lavoro subordinato. Restano salve le collaborazioni regolamentate da accordi collettivi, stipulati dalle organizzazioni sindacali. 

Vengono superati: i contratti di associazione in partecipazione con apporto di lavoro e il job sharing. Vengono confermate le seguenti tipologie: contratto a tempo determinato, contratto di somministrazione (per quello a tempo indeterminato si prevede un’estensione del campo di applicazione, eliminando le causali e fissando un limite del 10 per cento sul totale dei dipendenti a tempo indeterminato dell’impresa), contratto a chiamata, lavoro accessorio (detto voucher, verrà elevato il tetto dell’importo per il lavoratore fino a 7mila euro e verrà introdotta la tracciabilità con tecnologia sms come per il lavoro a chiamata), apprendistato (si punta a semplificarlo, riducendone i costi per le imprese), part-time (vengono definiti i limiti e le modalità con cui il datore di lavoro può chiedere al lavoratore lo svolgimento di lavoro supplementare e le parti possono pattuire clausole elastiche o flessibili). Sempre per quanto riguarda il part-time, viene prevista la possibilità di richiederlo in caso di necessità di cura per malattie gravi o in alternativa al congedo parentale. 

Inoltre, in presenza di processi di ristrutturazione o riorganizzazione aziendale, l’impresa potrà modificare le mansioni di un lavoratore fino ad un livello, senza modificare il suo trattamento economico. Viene anche prevista la possibilità di accordi individuali, “in sede protetta”, tra datore di lavoro e lavoratore che possano prevedere la modifica del livello di inquadramento e della retribuzione al fine della conservazione dell’occupazione, dell’acquisizione di una diversa professionalità o del miglioramento delle condizioni di vita.

 Conciliazione dei tempi di vita e di lavoro (decreto legislativo, esame preliminare)
Il decreto interviene, innanzitutto, sul congedo obbligatorio di maternità, al fine di rendere più flessibile la possibilità di fruirne in casi particolari come quelli di parto prematuro o di ricovero del neonato. Il decreto prevede un’estensione massima dell’arco temporale di fruibilità del congedo parentale dagli attuali 8 anni di vita del bambino a 12. Quello parzialmente retribuito viene portato dai 3 anni di età del bambino ai 6, quello non retribuito dai 6 ai 12. Analoga previsione viene introdotta per i casi di adozione o di affidamento.

In materia di congedi di paternità, viene estesa a tutte le categorie di lavoratori la possibilità di usufruire del congedo da parte del padre nei casi in cui la madre sia impossibilitata a fruirne per motivi naturali o contingenti.
Il decreto contiene due nuove disposizioni in materia di telelavoro (benefici per i datori di lavoro privato che vi facciano ricorso per venire incontro alle esigenze di cure parentali dei loro dipendenti) e di donne vittime di violenza di genere (si prevede la possibilità per queste lavoratrici dipendenti di imprese private di astenersi dal lavoro, per un massimo di tre mesi).

Come ho già sottolineato lo scorso anno , quando il “ciclone” Renzi annunciò enfaticamente la sua nuova rivoluzione sul lavoro, si tratta di “aria fritta”! Sostanzialmente diventa più debole la posizione dei lavoratori nei confronti delle imprese e dello stesso Stato.  E’ scontato che lo Stato deve colpire i veri “fannulloni” che rubano uno stipendio senza produrre, anzi svolgendo una doppia attività a danno dei tanti disoccupati preparati e volenterosi. Ma sicuramente  la stragrande maggioranza dei lavoratori dipendenti compie il proprio dovere e  spesso  fa anche gli “straordinari”! MA TUTTO QUESTO NON FARA’ SORGERE  NUOVI POSTI DI LAVORO!!! Nella migliore delle ipotesi (  e il tempo che si definisce galantuomo lo confermerà)  avremo più posti precari e, come oggi accade già nelle Poste nei Supermercati,  si moltiplicheranno le assunzioni per 3, 6 e 10 mesi, alla faccia di tutte le tutele e i diritti dei lavoratori.

I nuovi posti di lavoro, non si creano limitando le tutele ai lavoratori , indebolendo le loro posizioni contrattuali nei confronti degli imprenditori!  Fin quando abbiamo un mercato internazionale dove vi sono nazioni europee e asiatiche che  con un salario italiano pagano 5 lavoratori , ci saranno sempre imprenditori che preferiranno investire all’estero: la Fiat è un esempio lampante di come si è smantellata la produzione  delle auto in Italia per esportarla all’estero, per meri calcoli utilitaristici.

Invece lo Stato avrebbe dovuto dimezzare il costo del lavoro, incentivare le nuove imprese che assumono a tempo indeterminato, favorendo l’impresa artigianale e la piccola e media industria, senza regalare incentivi a “fondo perduto” senza prospettive, ma detassando e dimezzando la bolletta  energetica, per tutti quelli che effettivamente producono ricchezze. Lo Stato dovrebbe  favorire con  ogni mezzo i ricercatori , invece di demotivarli e indurli a trasferirsi all’estero, per creare opportunità  e innovazioni in tutti i settori della produzione, delle tecnologie e delle scoperte scientifiche. Con nuovi brevetti, nuove invenzioni si progredisce e si creano  nuove opportunità per produrre e far lavorare milioni di disoccupati. Altro che le palle che spara quell’arrogante “toscanino” di Renzi con le sue giovani marionette che ripetono a memoria il suo copione!!!

Si crea nuovo lavoro e  più occupazione, se invece di chiudere centinaia di aziende per acquistare “porcherie” all’estero, si migliora il nostro prodotto con soluzioni “creative”, imponendo, al contrario,  la nostra qualità sui mercati esteri. Tutto il resto è aria fritta: al nostro novello “salvatore della patria”  queste pseudo-riforme, servono solo per distrarre l’opinione pubblica e abbindolare i soliti “grulli”  che ancora credono nelle chiacchiere di questa classe politica. Ai posteri l’ardua sentenza! Voglio vedere proprio se la tracotanza dell’attuale PD , con le sue riforme liberticide ( vedi le nuove Province e  il Senato non eletti più dai cittadini, la legge elettorale “Italicum” con le liste bloccate dai capigruppo e gli ampi premi di maggioranza) potranno ridare agli Italiani un vero impulso per migliorare la qualità della loro vita e le sicure prospettive per le giovani generazioni.

Per l’Attuazione della Neodemocrazia sociale         Domenico  Cammarano

Pubblicato da Mimmo Cammarano

Sono nato a Salerno il 20/05/1958. Sono sposato ed ho due figli. Sono docente di Storia e Filosofia.