Il Mercato universitario di fine estate.

Ogni anno , in questo periodo, assistiamo all’apertura delle giostre universitarie, che fanno incassare un po’ di milioni alle nostre istituzioni , con la scusa di sottoporre, dal nord al sud d’Italia, centinaia di migliaia di neo diplomati, al rito delle selezioni , i cosiddetti test d’ammissione all’università, per selezionare i fortunati, qualcuno dirà i meritevoli, che possono iscriversi ai corsi universitari prescelti.

La giostra, che fa circolare decine di milioni d’euro, ha inizio già nel corso del quarto e quinto anno del liceo, quando con accurata dedizione le università da una parte e le nostre scuole dall’altro, organizzano migliaia di corsi di orientamento, per indirizzare e sostenere le scelte dei nostri giovani che pensano di continuare gli studi dopo il diploma. Ebbene cosa accade? Dopo tante ore di studio perse per orientare e  consigliare i giovani studenti, al momento delle selezioni molti restano fuori dal corso di laurea prescelto e, quindi,  devono ripiegare su un altro corso universitario, che poco a che fare con le proprie aspettative e i propri interessi.

E il diritto allo studio e la libertà di scelta dove vanno a finire?  Con quale diritto posso costringere un giovane, che si è diplomato con merito, a non studiare medicina o ingegneria , ma a ripiegare su un corso di laurea che non prevede il numero chiuso?

E qual è quel principio costituzionale e ancor di più di democrazia, che m’ impedisce di iscrivermi ad un corso universitario, solo perché una legge creata “ad hoc” per spillare quattrini alle famiglie, ha stabilito che non posso studiare quello che preferisco, nonostante le salatissime tasse universitarie che devo pagare? Ma quale attendibilità hanno i quizzoni, preparati dagli accademici, per stabilire la preparazione e  la determinazione  di uno studente a frequentare un determinato corso universitario? Sono gli stessi quizzoni, di cultura anglosassone, ormai  sperimentati anche per le prove preliminari ai concorsi a cattedra , che hanno solo la valenza della lotteria di capodanno! Presentano solo la praticità di essere veloci strumenti selettivi, non per accertare la cultura di un candidato,  ma per determinare il suo livello di fortuna. E’ semplicemente una vergogna tollerare in uno Stato democratico tali assurdità sul piano sociale e sul piano del diritto.

Diversamente, una prova d’ammissione ad un corso universitario dovrebbe solo accertare l’effettiva predisposizione di uno studente per uno specifico indirizzo di studi, cosa che dovrebbe fare tranquillamente la scuola superiore al termine del corso di studi. Lo Stato attraverso le sue istituzioni scolastiche dovrebbe semplicemente informare l’opinione pubblica, sui dati che riguardano le previsioni occupazionali per ogni tipo di corso universitario, ma non dovrebbe mai a-priori impedire ad un ragazzo di potersi iscrivere dove vuole. Sarà il percorso di studi a determinare, nel tempo, l’opportunità o meno della scelta operata dei nostri giovani al momento dell’iscrizione. Ma oramai le università ingrassano con i costi che devono affrontare i neodiplomati per sostenere i vari test d’ammissione e sicuramente lo Stato farà poco o nulla per mettere fine a questo scempio. Forse, non solo nella scuola, è tempo di un nuovo Sessantotto, ma quello che rassicura partiti ed istituzioni è la pochezza ideologica e organizzativa delle nostre migliori risorse sociali, sempre più ubriacate dalla droga del consumismo, dagli sballi di fine settimana e dalle chimere che ci propinano le mafie internazionali che detengono il potere finanziario mondiale. E di fronte a tali lusinghe dove prevale solo l’individualismo e il profitto possiamo attenderci solo altre mortificazioni , fin quando non risorgerà l’orgoglio della nazione e l’amore per l’autentica democrazia sociale.

Per l’Attuazione della Neodemocrazia sociale.                 Domenico  Cammarano

Pubblicato da Mimmo Cammarano

Sono nato a Salerno il 20/05/1958. Sono sposato ed ho due figli. Sono docente di Storia e Filosofia.

4 Risposte a “Il Mercato universitario di fine estate.”

  1. Sono una studentessa universitaria di giurisprudenza e sono al terzo anno. Condivido in parte il suo articolo in quanto penso che se non ci fossero i test d’ingresso come ad esempio a medicina, entrerebbe chiunque e ci sarebbero problemi di spazi ( l’università deve anche guardare a quanti studenti può ospitare). Sarebbe impossibile seguire le lezioni e i professori non potrebbero seguire adeguatamente gli studenti. E poi gli esami quanto durerebbero? Ci sono anche problemi organizzativi. Secondo me è giusto fare una selezione anche perchè fin da subito si capisce la predisposizione dello studente altrimenti entrerebbero cani e porci!

  2. Cara Eugenia, mi permetto il tu confidenziale perché hai l’età dei miei figlioli e qualcuno in più dei miei studenti. Oggi con gli strumenti della tecnologia informatica puoi fare lezione in videoconferenza, come già avviene in diverse università nel mondo. La selezione, comunque ci sarebbe, diciamo naturalmente,dopo i primi tentativi connessi ai primi esami, ma non determinata dal “caso” o dalla “fortuna” legati ai test d’ingresso, ma dalle reali capacità e volontà degli immatricolati. Inoltre questi test non sono conseguenziali con l’organizzazione di base e i criteri pedagogici dei nostri licei: insomma le nostre scuole non preparano per un tipo di selezione che pretende d’imporre l’università; queste tipologie di prove sono conseguenziali ad un tipo di scuola secondaria americana, dove l’unica verifica è quella della risposta multipla ( le crocette!) . Francamente la nostra scuola andrebbe migliorata, ma non nel senso anglosassone o peggio ancora americana! Da loro si acquisiscono solo abilità, ma per quanto riguarda la preparazione connessa alla formazione dell’uomo e del cittadino, possono solo prendere lezioni da noi, nonostante le grandi risorse che possiedono rispetto a quelle nostrane. Infine non è da sottovalutare il diritto allo studio: con gli attuali criteri selettivi, alla fine lo studente X invece di trovarsi iscritto al corso Y si ritroverà , contro i suoi progetti, al corso Z! Ma è facile intuire che da qualche parte occorrerà trovare una sedia e un’aula anche per costoro che sono stati dirottati da un corso all’altro. Con quali conseguenze? Gli abbandoni degli studi universitari ,potrebbero trovare una chiave di lettura proprio in questa situazione a monte!

  3. Da “Agorà vox Italia” riporto un commento anonimo, all’articolo:
    L’iscrizione all’università dovrebbe essere aperta a tutti i diplomati (a volte anche chi non ha un’ottima performance alle scuole secondarie riesce a raggiungere risultati molto positivi all’università).

    Basterebbe usare la laurea di primo livello come criterio di selezione. Chi non raggiunge un certo punteggio alla fine del corso non può continuare nella laura specialistica.
    Si potrebbe introdurre la laurea di primo livello anche a Medicina (che potrebbe essere Scienze Infermieristiche).

  4. Ho da poco terminato un corso interessantissimo di Counseling e non mi ricordo per quale motivo specifico ma durante la discussione di antropologia, la docente stessa ha espresso il suo parere sui test d’ingresso universitari definendoli umilianti e discriminanti, ipotizzando un’esame prima del secondo anno in modo tale da poter permettere a tutti gli alunni di mettersi alla prova anche frequentando facoltà che esulano dal loro percorso scolastico precedente. Lei Domenico, che cosa ne pensa?

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