L’attuale europeismo e le possibili alternative per l’Italia ( seconda parte)

Ho sostenuto, nel mio primo intervento, che l’europeismo è un valore positivo , ma non assoluto, cioè non si può sacrificare la propria sovranità popolare e la qualità del  proprio avvenire nel nome di un ideale che avvantaggia pochi e sacrifica molti popoli e noi Italiani in modo particolare. Se unità doveva essere e ancora dovrà essere, questa deve realizzarsi su basi paritetiche, cosa che non hanno saputo fare i nostri governi negli ultimi 15 anni.

Nella situazione in cui ci troviamo, come governo Italiano, dobbiamo solo denunciare questi accordi e profilare alla Germania e alla Francia e  a tutti i sostenitori europei di queste regole, che continuando su questa china si rischia seriamente la nostra uscita dall’area dell’euro, con tutte le conseguenze per l’intera Europa. Quindi , parafrasando il nostro inno nazionale dobbiamo, in primo luogo, stringerci a coorte, sperando che per i nostri rammolliti concittadini , sia ben chiaro cosa comporta un’epocale cambiamento di rotta! Ebbene, se l’ultima spiaggia dovesse essere l’uscita dall’area dell’euro e il ritorno alla lira, dopo aver finalmente battuto i pugni sui tavoli di Bruxelles, bisognerebbe invertire parecchie rotte sul piano economico , sociale e ancor prima sul piano culturale.

In primo luogo, dovremmo definitivamente abbandonare qualsiasi politica neoliberista, che negli ultimi anni ha rappresentato “il cavallo di Troia” per il finanzcapitalismo, che come tutte le forme di usura, ha moltiplicato i nostri debiti, fino a strangolarci o quasi. Ciò significa che bisogna ritornare allo stato-sociale, così come fu concepito dai padri costituenti, e se modifiche vanno apportate alla Costituzione, queste vanno concepite esclusivamente nella direzione di attuare finalmente  quei principi di solidarietà e di benessere condiviso. A tal fine occorre eliminare i privilegi ( vedi stipendi e pensioni d’oro) e tutte quelle politiche di spreco inadeguate ai nostri gravi debiti ( vedi missioni all’estero, acquisti di bombardieri ) ridurre l’acquisto delle fonti d’energia tradizionale e sostituirle con quelle rinnovabili di ogni tipo, prodotte esclusivamente in Italia e ,di converso, dimezzare le accise sui carburanti. In un clima di austerity, proporrei “stipendi d’oro” solo ai ricercatori in ogni ambito  che sappiano realizzare “invenzioni” socialmente utili e vantaggiose.

In generale bisognerebbe rilanciare lo sviluppo delle piccole e medie aziende e delle imprese in generale, dimezzando il costo del lavoro, riducendo le imposte e defiscalizzando per i primi due anni tutte quelle che si creano ex novo, agevolando il credito con tassi d’interesse dimezzati rispetto a quelli attuali, ed erogati esclusivamente dalla Banca d’Italia, unica delegata dal popolo italiano a stampare e ad amministrare il nostro denaro. Naturalmente lo Stato dovrebbe rimborsare in 60 giorni tutti i crediti vantati dai cittadini. E ancora, sempre in quest’ottica, sostenere tutti i prodotti italiani, creando un  “protezionismo culturale” e  lasciando al libero mercato solo quelle merci provenienti dagli Stati esteri dove lo scambio commerciale tuteli la vendita della nostra produzione agricola e industriale in termini paritetici ( do ut des) !

Per favorire l’occupazione bisognerebbe abolire lo straordinario, sottrarre almeno un’ora da ogni dipendente pubblico e privato e costituire nuovi posti di lavoro e nel contempo  con il turnover, invece di prospettare 4 assunzioni per ogni 10 pensionamenti,come emerge nella legge di stabilità, proporre 20 assunzioni per 10 pensionamenti , creando posti con il 50% dell’orario standard, rispetto agli attuali contratti di lavoro, riservandoli ai giovani disoccupati. Inoltre bisognerebbe riaprire i tribunali da poco chiusi e ripristinare le strutture sanitarie chiuse favorendo nel contempo l’assistenza domiciliare per gli ammalati. Insomma creare lavoro, eliminare gli sprechi e i privilegi, ridefinire gli stili di vita e abituare un po’ tutti prima a produrre e poi a consumare, invertendo la tendenza ad acquistare “tutto a rate, tutto a debito” per la gioia degli speculatori finanziari nazionali e internazionali. Ciò comporterebbe , forse, anche al ritorno alle domeniche senza l’automobile e, magari,trasformarle in ibride, per tutti i  giorni della settimana, sfruttando la genialità dei nostri artigiani italiani, che non trovano mercato, a causa degli interessi voraci delle lobby petrolifere.

In un clima di rinnovata fiducia e di collaborazione sociale e culturale, in un’ottica tendente all’eliminazione degli sprechi, dei privilegi e  delle truffe, comprendente l’individuazione dei grandi evasori, unitamente alle strategie economiche suddette, potremmo anche salutare l’euro  e ritornare ad una nostra moneta nazionale.  Ma senza una visione d’insieme in un processo di rivoluzione culturale e morale, è meglio continuare a strisciare ai piedi dei signori di Bruxelles, perché rischieremmo di ritrovarci  in condizioni ancora più tragiche.

Per l’Attuazione della Neodemocrazia sociale     Domenico  Cammarano

Pubblicato da Mimmo Cammarano

Sono nato a Salerno il 20/05/1958. Sono sposato ed ho due figli. Sono docente di Storia e Filosofia.