Per un’economia cristiana oltre il capitalismo finanziario

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Quando parliamo di  problemi economici connessi alla dottrina cristiana, facilmente il discorso viene deviato dai principi dottrinari, per associarlo alle politiche delle gerarchie ecclesiastiche, alle loro miserie umane, alle derive conservatrici e autoritarie che nulla hanno a che vedere con il genuino messaggio evangelico, fondamentalmente rivoluzionario sul piano etico, sociale e umano. Quasi esclusivamente si inizia a parlare dello Ior  e delle collusioni legate ad ambienti del Vaticano e , in tempi più remoti, al ruolo del Banco di Roma vicino alla Santa Sede, che sostenne  la guerra di Libia con il pieno appoggio della stampa cattolica.

Qui non ci interessa ripercorrere le miserie e le debolezze di tutti coloro che , pur professandosi cattolici, hanno condiviso e sostenuto le speculazioni finanziare del peggior capitalismo. Il Cristianesimo, come dottrina filosofica e visione etico-sociale, è sicuramente anticomunista e anticapitalista. Il Cristianesimo è estraneo, naturalmente, anche a quella visione antropologica concepita dall’idealismo e realizzata dal fascismo, dove il singolo esiste solo in funzione dello Stato e dei suoi obiettivi che riguardano , di converso, una esigua parte della società.

In un’ottica cristiana l’economia è solo un mezzo per realizzare quel benessere materiale propedeutico per quello spirituale: un uomo moralmente sano e spiritualmente in crescita è anche un uomo che può godere di quelle risorse dell’ambiente che soddisfano le esigenze naturali di ogni essere vivente, che può curarsi ed educarsi, realizzando il suo progetto di vita guardando con fiducia al suo futuro , a quello dei suoi cari e della comunità dove interagisce  e contribuisce al benessere generale.

In una visione cristiana dell’uomo, l’economia può organizzarsi anche attraverso i sistemi produttivi del capitalismo sociale, ma a condizione che la ricchezza collettivamente prodotta sia ridistribuita seguendo i principi dello stato-sociale e della solidarietà , come valore costitutivo dell’essenza dello Stato. In termini meno generici, lo Stato deve essere garante della produzione delle ricchezze necessarie a tutti i cittadini, concependo non solo la distribuzione equa di quest’ultime, secondo le naturali esigenze e bisogni, ma ridistribuendo opportunamente il lavoro a tutti i cittadini secondo le soggettive capacità fisiche e mentali.

A tal fine le attività finanziarie, gestite dallo Stato, devono sostenere l’economia produttiva, con crediti agevolati, la ricerca in ogni settore d’interesse collettivo, per migliorare la qualità della vita di ogni cittadino sull’esempio del sociologo cristiano Giuseppe Toniolo, che agli inizi del Novecento sostenne la nascita delle Casse Rurali a favore delle piccole e medie aziende, creò fondi di risparmio, gruppi giovanili di cattolici, ispirò l’impegno sociale dei credenti nel difficile periodo del non expedit insegnando la solidarietà cristiana anche nell’ambito economico-finanziario, “socializzando” gli interessi sui capitali prestati alle imprese e ai piccoli imprenditori. Giuseppe Toniolo può essere ricordato, primo tra i pensatori moderni, per aver reso l’etica come elemento imprescindibile nell’attività economica, che dà sostanza stessa all’economia. Toniolo è dunque l’uomo della sintesi tra etica ed economia. Tutto ciò può legarsi a quel criterio molto più recente del “micro-credito” che seppur in situazioni “sperimentali” sostiene tante iniziatine missionarie in Africa e , in genere, nei Paesi sottosviluppati.

Agli antipodi di tutto ciò vi è l’attuale strapotere del finanzcapitalismo mondiale, che attraverso il sistema bancario ombra con i suoi strumenti che “creano” denaro dal denaro attraverso i debiti pubblici e privati, con l’invenzione delle “cartolarizzazioni” e dei “derivati”, speculano sulle risorse mondiali, annichiliscono i bisogni di centinaia di milioni di esseri umani, per realizzare l’unico obiettivo del massimo profitto nel più breve tempo possibile, annullando il ruolo sociale che le banche hanno avuto fin dalla loro nascita.Questo sistema finanziario “ha rotto il proprio contratto sociale, secondo il quale  opera nell’interesse dell’economia insieme alla società ….e da strumento per le attività umane ,le banche si sono trasformate  in  un problema  per la società e in fonte di instabilità e crisi” (A. Banares “Finanza per Indignati”).

Senza ombra di dubbio, questa visione neoliberista del finanzcapitalismo è anticristiana e decisamente più pericolosa del comunismo economico: ma con sommo rammarico, non sento e non vedo alzarsi veemente la voce della Chiesa contro questi fenomeni consolidati della finanza mondiale che hanno asservito i governi dell’U.E. e quindi anche dell’Italia e di tutte le politiche economiche mondiali.

Papa Francesco sta cercando di rigenerare la sua Chiesa sul piano morale: ciò è un bene, ma non è ancora il Bene! Un’economia asservita alle lobby della finanza mondiale, genera privazioni, povertà, sfruttamenti, conflitti e guerre, che non è possibile frenare con il sorriso e la schiettezza di un sant’uomo come il Papa. I cristiani, come popolo di Dio, dopo qualche minuto di giaculatorie quotidiane, dovrebbero adoperarsi con la vera preghiera, che è costituita dalla solidarietà, dalla lotta contro Mammona, additando speculatori e loro complici locali, nazionali e mondiali, che oggi portano il nome di coloro che percepiscono stipendi d’oro, che sfruttano l’uomo per sete di ricchezza (Mammona), che hanno il nome di banche e finanziarie italiane ( Monte dei Paschi di Siena, Intesa San Paolo, Unicredit), europee e mondiali che di fatto hanno generato la crisi internazionale. Non occorre solo vendere qualche oggetto d’oro delle Chiese, ma occorre creare materialmente quel “Credito” a favore del lavoro, a favore degli “ultimi”, di matrice cristiana, che si è inabissata  per le complicità e le alleanze  che nulla hanno a che vedere con la solidarietà  e  la visione cristiana dell’uomo e della vita.Naturalmente, la Chiesa deve continuare a lavorare sul piano etico, ma deve anche ispirare programmi economici e sociali che, poi, devono essere realizzati dallo Stato con i suoi pieni poteri, senza delegarli a chicchessia, compreso l’Unione europea.

Per l’Attuazione della Neodemocrazia sociale                Domenico  Cammarano

Pubblicato da Mimmo Cammarano

Sono nato a Salerno il 20/05/1958. Sono sposato ed ho due figli. Sono docente di Storia e Filosofia.