Poteri finanziari e alternative economico-culturali

Nell’articolo di sabato, partendo dal bonus in busta paga, promesso da Renzi, sono giunto al dibattuto problema sull’euro e le possibili alternative. In breve ho cercato, ancora una volta, di puntualizzare che l’essere nell’area dell’euro oppure ritornare alla lira o a qualcosa del genere, non mi sembra una questione così semplice come fanno apparire le schiere di populisti del calibro di Berlusconi con i suoi lacchè, Grillo e consorteria, la Lega di Salvini, giusto per citare i più autorevoli logorroici divulgatori di leggende metropolitane, sempre ottime per accaparrarsi voti quando si avvicinano le elezioni di ogni tipo.

Si badi bene, e lo dico anche all’amico vetero-comunista Carmine che necessariamente mi deve affibbiare un’etichettatura partitica, altrimenti nei suoi sclerotici schematismi filo-stalinisti non esisto o per lo meno devo agire “sottobanco” per incrementare qualche cordata elettorale, affermo e sottolineo che penso e agisco nella più completa autonomia, consapevole di essere una delle voci fuori coro, sicuramente non percepibile al confronto dei tanti tromboni con i loro megafoni, ma pur sempre libero e senza padroni a cui giustificarsi.

Dopo questa breve licenza, ritorno al problema sopra esposto e ripropongo il quesito sull’euro sostenendo che con esso o con la lira non si fanno progressi sul fronte economico e del debito pubblico e privato, se sostanzialmente non cambia la cultura dell’Italiano medio, se non prevale, almeno nella maggioranza degli Italiani propositivi, l’idea di un progresso sostenibile che non sia correlato solo al possesso di beni materiali e al consumismo irrazionale, ma che sia, invece, fondato sulla qualità della vita che sicuramente non ha nulla a che vedere con il depauperamento delle risorse naturali e  l’edonismo fondato sul possesso dei beni materiali, soprattutto quelli indotti  psichiatricamente  dalle pubblicità sostenute dalle grandi lobby industriali e finanziarie.

La moneta rimane un mezzo di scambio che simbolicamente rappresenta una ricchezza prodotta, con la quale posso acquistare altri beni che hanno un equivalente valore d’uso e di scambio. Ma se produco 100 e voglio acquistare 200 o 300, non farò altro che indebitarmi rendendomi schiavo di banche e usurai! Vai a capire che differenza fa aver debiti in lire o in euro oppure in ducati o dobloni d’oro? La storia, che una volta veniva definita maestra di vita, mentre oggi lo sono le sale da gioco d’azzardo, insegnava tante cose …. tra l’altro ci ricorda che il re Filippo II di Spagna  nel Cinquecento, quando il suo regno riceveva dalle colonie americane  tonnellate d’argento e d’oro che venivano trasformati in moneta circolante, per ben tre volte dichiarò la bancarotta, per l’impossibilità di restituire i debiti contratti con le banche!!!  E tutto questo perché aveva una concezione della finanza e della gestione economica dello Stato tra le peggiori d’Europa e di ciò ne approfitto l’Inghilterra elisabettiana che in pochi decenni acquisì il primato commerciale e navale in Europa, che a quei tempi voleva dire del mondo.

Ora riproporre modelli catastrofici finanziari fondati sulla duplicazione dei capitali monetari con la semplice operazione di moltiplicare la cartamoneta circolante o peggio ancora sostituendo questa con il denaro immateriale ( per intenderci quello delle carte di credito) è pura follia, che farebbe la gioia solo degli speculatori finanziari , che con le cartolarizzazioni e i derivati ( prodotti che incrementano la finanza -ombra che può contare su introiti superiori all’intero Pil mondiale !!!) che si nutrono proprio sui debiti contratti dai privati e dalle imprese  e dagli enti statali ( comuni, province, regioni e naturalmente lo Stato), che nell’immediato danno la sensazione di poter far fronte agli sperperi, ma col tempo vengono centuplicati e a pagarne le conseguenze saranno i nostri figli e nipoti.

Ai saccenti che strombazzano sentenze, suggerirei di investigare in che modo enti pubblici come le regioni dal Lazio, alla Campania, dal Piemonte alla Sicilia e circa un migliaio di comuni dal Nord al Sud d’Italia hanno utilizzato le cartolarizzazioni per pagare i propri debiti e come questi influenzeranno le politiche delle Giunte dei  prossimi decenni, quando dovranno restituire interessi e capitali, moltiplicati col sistema dell’usura legalizzata.

Ora il problema a monte è quello di eliminare sperperi nelle gestione privata e pubblica e rendere impotenti i ladri che si trovano distribuiti in ogni partito dalla destra alla sinistra: chi non mangia ancora, probabilmente conserva la sua “verginità” solo perché non ha avuto occasioni per amministrare il denaro pubblico.

Ma il problema non è solo legato alla corretta  amministrazione delle risorse pubbliche, ma ai controlli che dovrebbero riguardare tutti i rappresentanti del popolo sovrano: ma da questo punto di vista tutti sono “sordi”, compresi i battaglieri sostenitori del M5S. Concludo questa mia riflessione affermando che si può anche  uscire  dall’area dell’euro, si può adottare anche una nuova moneta di scambio, ma per non essere ancora più travolti dagli usurai, dopo aver dichiarato bancarotta e denunciato i “ladri” legalizzati delle finanziarie internazionali che speculano sulle nostre debolezze ( i debiti accumulati da decenni !!!) mica possiamo chiedere il denaro a Babbo Natale o alla Befana? Ne possiamo iniziare a stampare banconote a nostro piacere come proporrebbe qualche imbecille della nostra partitocrazia, che pur di catturare consensi propina ricette indegne di un qualsiasi onesto politico che abbia nozioni elementari d’economia.

E allora? Occorre imparare a campare con quello che si produce, eliminando la corsa allo sperpero e al consumismo fine a se stesso; bisogna lavorare meno per far lavorare a tutti, bisogna riaprire le fabbriche  che sono state trasferite all’estero dagli speculatori, magari nazionalizzando attrezzature e marchio di fabbrica e facendo gestire il tutto a cooperative di lavoratori sotto l’egida dello Stato ( sa di socialismo , ma qualcosa del genere lo fece anche Mussolini con l’Imi e l’Iri a sostegno  dell’occupazione e anche Roosevelt  negli Usa per sollevare l’economia nazionale), ma bisogna creare dal basso una rivoluzione culturale che sostituisca le slot machine e i giochi d’azzardo, i lavaggi del cervello operati dai monopoli televisivi e i tanti luoghi comuni legati al consumismo , con l’idea filosofica che all’avere bisogna saper progettare  la crescita del proprio essere in termini culturali, affettivo-relazionali e socio-politici come autentica promozione umana.

Per l’Attuazione della Neodemocrazia sociale                 Domenico   Cammarano

Pubblicato da Mimmo Cammarano

Sono nato a Salerno il 20/05/1958. Sono sposato ed ho due figli. Sono docente di Storia e Filosofia.