pUBBLICHIAMO CON PIACERE L’ULTIMO ARTICOLO DELL’AMICO aNDREA pRATI AUTORE DEL BLOG “lA POLITICA DAL BASSO”
Ciò non toglie che questo tentativo di riformare la legge 75/58 chiamata appunto legge Merlin dal nome della senatrice socialista, prima firmataria dell’omonima legge, evidenzi una forte spinta da parte di molti amministratori e cittadini, ad aggiornare l’attuale legislazione in materia. Per far sì che il fenomeno della prostituzione su strada venga contrastato e regolamentato. Perché singole ordinanze di sindaci e presidi della polizia municipale non bastano più.
Ho assistito a due episodi questa estate che mi stanno facendo riflettere molto a riguardo. Il primo a pochi passi da casa mia, una sera mentre ero ad un tavolino di un bar. Dall’altra parte della strada, una pattuglia della municipale, blocca un automobilista che aveva fatto salire un transessuale. Non era neanche molto tardi, forse le 21:30. Attorno a me molti bambini con le proprie famiglie che si divertivano sui giochi gonfiabili mentre si gustavano un buon gelato. Dall’altra parte della statale, il tentativo dell’automobilista di discolparsi agli occhi degli agenti e questi che invece indicavano di accostare la vettura per verbalizzare. Due mondi in antitesi, divisi da una striscia di asfalto in una sera d’estate; il calore e il vociare allegro delle famiglie ed il sesso mercenario, la trasgressione.
L’altro episodio invece a cui ho assistito è avvenuto mentre ero in vacanza. Mi trovavo sulla statale pontina a Latina. Era domenica pomeriggio, la colonnina di mercurio era schizzata in alto per l’ondata di calore proveniente dall’Africa. Temperature prossime ai 40°C, l’asfalto che letteralmente ti scoppiava sotto i piedi. Lungo i bordi della strada, con distanze ben precise, calcolate, all’altezza di molte laterali, diverse sedie bianche tipo da giardino. A fianco di esse se non erano già salite su qualche automobile, giovani donne di sicuro dell’est Europa mezze nude e per ripararsi dal sole infuocato solo un ombrellino. Questo in pieno giorno sotto gli occhi di tutti, dei molti vacanzieri che in quei giorni percorrevano la rete stradale.
Credo che non sia più tollerabile fare finta di non vedere le cose come stanno realmente. In un mondo perfetto nessuno dovrebbe vendere il proprio corpo per poter vivere ma non siamo in un mondo perfetto per nostra sfortuna. Forse modificare questa legge – nulla toglie al percorso che ha portato a questa legislazione, a questa battaglia di civiltà – nei termini appunto di perseguire i reati connessi alla prostituzione (sfruttamento e favoreggiamento, prostituzione minorile) e dall’altro lato aiutare gli amministratori locali a dare risposte ai propri cittadini che chiedono maggior sicurezza e ordine nel territorio sarebbe doveroso. Il dubbio che ho a riguardo è se questo silenzio assenso che avvolge il problema sia meglio d’intervenire invece modificando la legge, lasciando l’ultima parola ai cittadini sulla questione, come dovrebbe essere in democrazia.Non sono certo convinto che riaprendo la case chiuse solamente, si risolva la questione; si può affermare però, almeno pensare che la regolamentazione possa diventare l’anticamera di un contenimento del fenomeno prostitutivo e di contrasto alla criminalità? Sempre meglio dell’immobilismo attuale. Qualcosa che odora d’ipocrisia.
L’accertamento delle autorità dal punto di vista legale, sanitario e fiscale dovrebbe diventare ancora più serrato assieme all’apertura delle case chiuse. Regolamentando questi spazi nei modi opportuni e nel rispetto del decoro forse si potrebbe contrastare di più la presenza della criminalità nel settore. Gli esempi in Europa non mancano: Germania, Svizzera, Austria, Olanda, Grecia e anche la Turchia dove la prostituzione è legale e regolamentata così come le case chiuse.
Insomma la parola più corretta dovrebbe essere pragmatismo a mio modo di vedere nel dibattito sull’argomento. Le questioni aperte su questo mondo che spesso si fa finta di non vedere sono molte così come i dubbi se possa essere utile e giusto riaprire le case chiuse. L’occasione di questa campagna referendaria può essere l’occasione per discuterne senza ideologie e preconcetti. Quello che avviene ogni notte e spesso anche di giorno nelle nostre strade è visibile a tutti, per non parlare dei molti centri massaggi o lap dance, coperture fittizie per attività di sesso a pagamento. Illegali.
Penso inoltre che se sono vere le stime fatte e cioè che circa 9 mln di italiani frequentano prostitute (censite circa 70 mila) per un giro approssimativo di 20 mld di euro annui una riflessione la dobbiamo fare tutti come cittadini.
Ancora una volta l’amico Andrea ha fatto centro! Ha trattato un importante argomento sotto il profilo morale e giuridico, che da anni richiede un preciso intervento del Parlamento e ancor prima un profondo dibattito sociale, al di là dei pregiudizi e delle singole convinzioni ideologiche e religiose. Il suo intervento tocca agilmente gli aspetti fondamentali del problema e suggerisce velatamente una possibile soluzione. Il problema è serio e va risolto in termini di civiltà e di tolleranza, salvaguardando gli sfruttamenti e preservando i cittadini e i bambini da immagini e scene poco edificanti.Senza ulteriori giri di parole , credo che l’alternativa più “laica” è la riaperture di luoghi “riservati” per questo tipo di relazioni, naturalmente controllati dal punto di vista sanitario e legale, affinché le persone che decidono liberamente di esercitare la “professione più antica dell’umanità” lo facciano senza nessun tipo di costrizione e intimidazioni, cercando anche di contrastare la malavita organizzata e non e naturalmente le persone stesse che vogliono praticare o usufruire di queste relazioni. Altro discorso è quello etico, che dovrebbe partire da tutte le agenzie educative della società , che dovrebbe insegnare a non “vendere” il proprio corpo, ma neppure a “comprare” o “affittare” il corpo degli altri!!! Certamente quest’ultima è la strada maestra: ma impiegherebbe troppo tempo per eliminare il pubblico sconcio…è meglio adeguare prima la legislazione e sostenerla con pratiche di buon senso.
Come per altri temi, serve maggiore concretezza anche qui. Non basta condannare il fenomeno ma non proporre nulla per tentare di risolverlo. Questo tentativo referendario persegue la strada più semplice ma è comunque una risposta. Certo come tu indichi lo sforzo dovrebbe essere culturale ma per arrivare ad un opinione pubblica informata e consapevole, non è certo una passeggiata.