La Buona scuola “politica” del governo Renzi

L’ipotizzata riforma scolastica proposta dal governo Renzi, fatta ancora una volta con le chiacchiere e con quel sistema gattopardesco, che vorrebbe cambiare tanto rinnovando, come al solito,  al  “quadro” solo la cornice o neppure quella , rispolverando al massimo solo il vetro, conferma che il governo dei “giovanotti e belle signorine” sta generando solo altre divisioni e diverse illusioni, senza concludere nulla di concreto.

I problemi italiani strutturali ed economici, non si risolvono con la riforma del Senato, con l’eliminazione delle Province , con gli ottanta euro elargiti ai lavoratori più disagiati, ai quali si da cinque e si toglie , con altre tasse, dieci!

Ritornando immediatamente al problema sollevato da “La buona scuola” di Renzi, le reazioni dentro e fuori dalla scuola sono (e non poteva essere altrimenti) decisamente negative o, nella migliore delle ipotesi,  scettiche.

Vediamo un po’ perché! In primo luogo quest’ennesima parodia della sceneggiata dal titolo “armiamoci e andate” propinata ai docenti, non è credibile per alcune semplici costatazioni. In primo luogo per migliorare qualcosa, e in modo particolare l’organizzazione fondamentale della  formazione e preparazione culturale dei giovani , occorrono seri investimenti e non solo promettere di dare un incarico a tempo indeterminato a chi di fatto già opera nella scuola da anni e chiede solo, giustamente,  una stabilità contrattuale che superi l’iniqua condizione di tanti lavoratori della scuola.

Di fatto, se il governo Renzi dovesse mantenere le sue promesse, all’inizio dei prossimi anni scolastici non dovremmo più ritrovarci a cercare, dopo le prime settimane di lezioni, docenti per completare l’organico di ogni istituto scolastico, ma fin dall’inizio delle lezioni, ogni unità scolastica si ritroverebbe con un organico adeguato alle proprie esigenze operative.

Quello che comunque non cambierà, dopo aver letto le “belle” proposte governative, è l’adeguamento stipendiale, peraltro già codificato da decenni di vita repubblicana, che generalmente riguardano il rinnovo dei contratti di lavoro e gli avanzamenti di stipendio per anzianità. Inoltre il lavoro docente, avendo una specificità unica che riguarda la formazione dei giovani, dovrebbe prevedere una flessibilità per il pensionamento in quanto si può argomentare sostenuti da tutti i possibili sillogismi pseudo-aristotelici, ma  se vengono meno le energie insieme alla necessaria lucidità, c’è poco da chiedere in termini di rinnovamento e messa in discussione delle vecchie metodologie d’insegnare e programmare, perché  comunque non si “cava un ragno dal buco”!

Ma al di là delle situazioni “limite”, che pure andrebbero previste e risolte dignitosamente, una “buona scuola” è possibile realizzarla solo eliminando le “classi pollaio” , che sono istituzionalizzate per legge, e le “classi ghetto” che sono un retaggio anche di pessime dirigenze scolastiche e di situazioni  comunque legate a scarse risorse professionali, economiche e strutturali, ancora diffuse nella scuola italiana. In termini concreti, superare i venticinque alunni per classe, significa voler creare  tutti i presupposti per far della scuola una “pessima scuola”!

I nuovi “congegni” elettronici, computer, internet,  tablet,  lim , registri elettronici ecc. ecc., servono solo per creare “l’apparenza” del rinnovamento e sicuramente per sostenere le aziende che li producono, mentre la “buona lezione” si realizza essenzialmente quando l’insegnante può dedicare il suo “tempo lezione”  alla classe ma soprattutto ad ogni singolo alunno. Ergo, le “classi pollaio” con o senza computer eliminano la possibilità di quel tempo necessario alla lezione individuale, soprattutto quando, sempre per “apparire” rinnovate, le scuole optano per le  “settimane corte”  con ore di lezioni curricolari ridotte a  cinquanta minuti, che sistematicamente  non vengono mai recuperate dagli alunni,  nonostante le alchimie legate ai progettifici scolastici ( Pon, Pof ecc. ecc.) unica opzione per arrotondare le limitate entrate dei docenti.

Ora  sembrerebbe che proprio attraverso “la scuola dei progetti” che creano per lo più ingorghi pomeridiani e sottraggono, spesso, il tempo necessario da dedicare allo studio individuale delle materie caratterizzanti i vari corsi di studio, faccia la differenza  per individuare i docenti “meritevoli” di aumenti stipendiali, rispetto alla maggioranza  che nonostante le reiterate modifiche legate all’età pensionabile, resistono in attesa della giusta pensione, facendo sempre il loro dovere in termini di sicura qualità legata all’esperienza accumulata da anni  d’insegnamento.

Essenzialmente “La Buona scuola” del governo Renzi, crea solo chiacchiere e divisioni all’interno della scuola, che servono ancora una volta a distogliere l’attenzione dei cittadini dai problemi reali, che non si sanno e non si vogliono risolvere.  I presupposti di una reale buona scuola, dovrebbero partire “ricreando” le istituzioni che devono formare gli insegnanti del futuro e ancora aggiornando seriamente il personale in servizio ( dirigenti compresi ), invece di acquistare solo nuovi strumenti che solo pochi sanno usare e utilizzare a supporto costruttivo della propria didattica e non come “fenomenologia da baraccone” per “apparire” innovativi! Ad esempio, per far lezione con la “Lim” occorrono corsi di formazione tecnica  e a seguire competenze specifiche per trasformare i vecchi grafici e  schemi della lavagna in  qualcosa che possa “recuperare” l’attenzione degli alunni, sempre più psicodipendenti  da “facebook” e suoi derivati. Ma credo che il problema non sia solo legato ad  un  utilizzo più o meno adeguato del computer nella scuola , ma alla ridefinizione dei valori umani e formativi  condivisi, che sottendono altre “filosofie” che non trapelano da “La buona scuola” dei giovani  ministri di Renzi.

Per l’Attuazione della Neodemocrazia sociale      Prof. Domenico  Cammarano

Pubblicato da Mimmo Cammarano

Sono nato a Salerno il 20/05/1958. Sono sposato ed ho due figli. Sono docente di Storia e Filosofia.