Un futuro femminile per l’ateismo ( a cura del prof. Pancrazio Caponetto)

Nota della Redazione.Il prof. Pancrazio Caponetto ci ha segnalato quest’articolo dell’Unione degli atei, agnostici e razionalisti, in relazione al tema sulla condizione femminile, che pubblichiamo e sottoponiamo, come al solito, alle valutazioni dei nostri lettori.

Quante donne partecipano al dibattito sull’ateismo e sono attive nel mondo dell’incredulità ? In generale è noto come in politica, nell’associazionismo e nei gruppi sociali l’incidenza delle donne sia purtroppo scarsa. Ma atei e agnostici dovrebbero fare la differenza. Considerando come le battaglie laiche comprendono anche quelle per i diritti e l’emancipazione delle donne, contro discriminazioni, misoginia e uno stato di minorità storicamente promossi dalle religioni.

Secondo Soraya Chemali che ne scrive su Salon, nel mondo dell’incredulità le donne sono poco visibili, per alcune ragioni. In generale perché le donne sono tendenzialmente più credenti e le chiese hanno una fitta rete di realtà che le coinvolgono e forniscono supporto. Basti pensare, per fare un raffronto con l’Italia, alle parrocchie e agli oratori che organizzano corsi e danno spazi per le attività dei ragazzi. Chemali sostiene inoltre che il fenomeno del sessismo è presente anche tra i non credenti, citando alcuni episodi spiacevoli che hanno avuto per protagonisti alcuni troll. I big del new atheism più visibili sono peraltro quasi tutti uomini. Le donne devono poi spendere più energie per lottare contro le discriminazioni che subiscono nella società e questo può portarle a impegnarsi meno in certi ambiti, come quello laico.

In risposta all’articolo di Salon, una della animatrici di Secular Woman, M.A.Welby, fa un elenco di dirigenti ( donne ) di associazioni laiciste e attiviste note, soprattutto americane. D’altronde ai vertici mondiali dell’Iheu c’è una donna, Sonia Eggerickx: non sono molte le realtà internazionali dove ciò avviene.

Quello che certe analisi sottovalutano, e che Welby ha invece ben messo in evidenza, è che, per quanto spesso sottotraccia, nel mondo laicista le donne sono già numerose e attive, anche più di tanti altri ambiti e assai più rispetto alle confessioni religiose.Il problema è semmai che ciò non traspare molto dal dibattito sul Web, e che gli stessi media che criticano il fenomeno non prestano attenzione ai dati concreti, preferendo focalizzarsi sulle polemiche.

Alla domanda “dove sono le donne”, Welby, sul suo blog risponde all’articolo su  Salon. Dopo qualche  esempio delle associazioni atee, ironizza: “ mettiamo a confronto con l’associazione della Chiesa in cui sono cresciuta: ministri donne 0%, presidenti di associazioni donne 0%, diaconi donne 0%”. Welby chiarisce che il sessismo è presente con commenti misogini ed episodi spiacevoli anche nel mondo laico, ma che non c’è paragone rispetto alla misoginia strutturale delle confessioni religiose con le sue pesanti conseguenze sociali e culturali. “ Nemmeno gli atei più insulsi, anti-femministi, misogini, gradassi”, fa notare “obbligherebbero una donna a morire in un letto di ospedale per complicazioni di una gravidanza perché l’aborto è sbagliato”, giusto per citare un esempio. Specie sul fronte della sessualità le religioni hanno per millenni giustificato in base all’ordine divino, la posizione di inferiorità delle donne, riducendole ad angeli del focolare atte a sfornare figli, senza la possibilità di emanciparsi, o di accedere a contraccezione e interruzione di gravidanza. Solo per parlare di cristianesimo, è imbarazzante il ricco filone di sessuofobia strettamente legato alla misoginia, iniziato da S.Paolo, passato per i padri della Chiesa e prolungatosi fino a tempi recenti.

L’incredulità è un fenomeno che prospera spontaneamente quando ricorrono alcune condizioni: istruzione, benessere, sicurezza, libertà di espressione. Troppo spesso, nel mondo, le donne non possono accedervi o rischiano di non accedervi a livelli dignitosi. Non è un caso che, in tali circostanze, siano le stesse donne più conservatrici e bigotte a costituire il più importante sostegno ai leader religiosi, quegli stessi che promuovono le discriminazioni che ne violano diritti e libertà.Quegli stessi leader religiosi li spingono a crescere figli che perpetueranno certe idee e comportamenti integralisti, visto che il meccanismo religioso si trasmette soprattutto per via familiare e preferibilmente femminile. Nei paesi più secolarizzati questa catena di trasmissione si va allentando, e anche in Italia le donne si allontanano dalla Chiesa Cattolica ( si veda per esempio La fuga delle quarantenni di Armando Matteo ). Tuttavia, queste stesse condizioni che danno maggiori possibilità di emancipazione alle donne, seppur a fatica, si stanno rendendo più facilmente disponibili su scala planetaria. Il futuro dell’ateismo è roseo, dicono le ricerche. E quindi anche rosa aggiungiamo noi

Pubblicato da Mimmo Cammarano

Sono nato a Salerno il 20/05/1958. Sono sposato ed ho due figli. Sono docente di Storia e Filosofia.

Una risposta a “Un futuro femminile per l’ateismo ( a cura del prof. Pancrazio Caponetto)”

  1. Nel ringraziare l’amico Pancrazio per il suo contributo in relazione alla condizione femminile nella nostra società, devo dire subito che come filosofo cristiano, tutta l’argomentazione sostenuta dall’Unione degli atei, agnostici e razionalisti, mi lascia molto perplesso e per nulla convincente sia per le argomentazioni addotte, sia per la ricostruzione e la contestualizzazione dei fatti storici. Il primo sostenitore rivoluzionario della dignità della donna è stato Cristo, ( come ci ha ricordato il collega Giovanni Sarruso collaboratore di questo blog) quando non fece condannare l’adultera, quando compì il suo primo miracolo, su insistenza della madre, alle nozze di Cana, quando superò l’ipocrisia del suo popolo accogliendo anche le prostitute, quando apparve per primo alle donne dopo la resurrezione; quando Dio stesso sottopose il suo disegno redentore al Si di una giovane donna. Ieri come ancora oggi, al maschilismo della società laica, la Chiesa ha sempre posto un argine con la sua dottrina sociale, affermando la dignità della persona umana al di là del sesso e della condizione sociale.Ora se la società civile storicamente ha sottomesso la donna, certamente il Cristianesimo è un valore aggiunto per il riconoscimento della dignità della donna e erroneamente può considerarsi un elemento a suo discapito. Citare san Paolo per affermare che la Chiesa vuole la sottomissione della donna all’uomo, è un’aberrazione socio-storica, perché in un contesto dove la moglie si acquistava come un qualsiasi merce, san Paolo raccomandava al marito di amare la moglie come Cristo ha amato la Chiesa, il che vuol dire fino al sacrificio della morte! E in quel contesto di duemila anni fa, si può considerare un atto rivoluzionario a favore della donna e non viceversa.Ancora oggi, se giustamente lottiamo contro ogni forma di violenza e di sopraffazione, certamente l’insegnamento del cristianesimo( parlo di dottrina e non delle singole confessioni) è sicuramente un valore aggiunto anche culturale, a favore di coloro che subiscono ogni forma di sopruso e non viceversa! Infine, solo per non essere troppo prolissi, sulla questione dell’aborto, ho letto solo sciocchezze nel suddetto articolo! Non ho mai sentito la Chiesa consigliare “ad una donna a morire in un letto di ospedale per complicazioni di una gravidanza perché l’aborto è sbagliato” : sono affermazioni gratuite e inesatte che servono solo a propagandisti per screditare la dottrina cristiana , mentre la questione dell’aborto è a favore della vita e non per la morte di qualcuno… e su questo non ci piove.In sintesi, non penso proprio che agnostici e atei, anche riuniti in conclave sotto l’aureola della razionalità, possano giovare con questi toni e queste argomentazioni alla causa femminile e a tutti coloro che subiscono violenze.Si vince la violenza con l’arma della tolleranza, del rispetto reciproco e soprattutto con l’esempio pratico e non con le “crociate” pro o contro una fede… ricordando che anche l’ateismo è una fede, in quanto non potendo dimostrare né l’esistenza di Dio e né la non esistenza, razionalmente parlando, opta fideisticamente per la non esistenza. Ma se Dio non esiste, ha affermato il filosofo ateo J. P. Sartre, teorico della contestazione giovanile del ’68,tutto è possibile,ed io aggiungo, anche giustificare la violenza del più forte sui deboli come legge della natura, proprio come F. Nietzsche,un altro filosofo ateo, che combatteva la morale dei “vinti” ,cioè dei cristiani, per esaltare la volontà di potenza dell’Oltreuomo, che schiaccia e riduce in schiavitù tutti coloro che gli si pongono sul suo cammino.Quindi da questo pulpito vedo poco roseo per tutta l’umanità e per le donne in particolare.

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