La Democrazia e le sue mistificazioni.

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Dal secondo dopoguerra ad oggi, in Italia  come altrove, siamo stati suggestionati dal termine democrazia, che abbiamo usato  in ogni situazione quotidiana anche  nelle normali relazioni interpersonali. La parola democrazia è apparsa come un’espressione “magica” o almeno di moda per dar maggior enfasi ai nostri discorsi in rapporto agli altri nostri interlocutori, soprattutto quando vogliamo rafforzare il nostro punto di vista. Quante volte abbiamo esclamato o sentito dire: “sono un democratico”, “dal punto di vista della democrazia”, ” questo è un metodo democratico” ecc. ecc. , per voler sottolineare che il nostro pensiero, la nostra valutazione è inattaccabile, è l’unica accettabile dal punto di vista di una logica imparziale e superiore ad ogni altra valutazione.

Soprattutto nell’ambito politico e partitico, dove ci si  esprime soprattutto con il “politichese”, il termine democrazia ha subito un’appropriazione indebita, per giustificare ogni soluzione di parte, quasi una parola rituale che avvalora  ogni cavolata dei nostri rappresentanti politici  o aspiranti tali.

Ma etimologicamente e concettualmente cosa significa il termine democrazia? Dal greco demokratia, la parola vuol significare che il “demos” cioè il popolo possiede la “kratia” cioè il potere di  adottare ogni decisioni nell’ambito dell’amministrazione della  “polis” cioè della città. I Greci circa 2500 anni fa, ai tempi di Pericle, avevano un concetto ancora limitato relativo all’appartenenza al “demos”, infatti erano esclusi, diremmo oggi dai diritti civili e dalla partecipazione all’Assemblea cittadina, le donne, gli schiavi, gli stranieri, ma rimaneva pur sempre un esempio notevole di partecipazione attiva da parte di tutti i “capi-famiglia” di ogni estrazione sociale,alla gestione “diretta” della città.

Nei secoli successivi, la storia della democrazia è stata molto tortuosa e possiamo dire che quell’esperimento ateniese, per troppi secoli si è eclissato facendo posto a forme d’autoritarismo dispotico, a risicate oligarchie, che tra “diritto divino” o di nobiltà di sangue,  sempre associate all’esclusivo possesso dei mezzi di produzione e quindi economici, hanno sottomesso ogni libertà individuale e sociale della stragrande maggioranza delle popolazioni. Solo tra la fine del diciottesimo secolo e gli inizi del diciannovesimo secolo ad oggi, è risorta la “filosofia della democrazia” in termini di presa di coscienza da parte di un numero considerevole di cittadini, che hanno lottato in ogni modo per sottrarre potere alle oligarchie  e alle lobby di potere, per veder riconosciuti ai popoli di ogni Nazione il diritto a contribuire  “almeno” alla gestione e quindi alla realizzazione di quelle leggi che regolano la vita sociale di ogni Stato.

Ma i poteri forti rappresentati dalle lobby economico-finanziarie hanno sempre ostacolato questo processo di attuazione della democrazia trasformando i poteri politici assoluti o dittatoriali, come in tante situazioni del Novecento, in forme di pseudo democrazia, che enfatizzando il concetto di libertà  (attenzione!)  individuale e riconoscendo un’astratta uguaglianza di fronte alle leggi, hanno di fatto legalizzato le ingiustizie pregresse ( come dimostrava già 250 anni fa Rousseau) e resi i cittadini uguali solo dal punto di vista formale, giusto per  dare la sensazione che ognuno di noi ha le stesse possibilità di coloro che gestiscono il potere economico-politico in ogni Stato considerato “liberale”.

Ma il liberalismo è cosa concettualmente e sostanzialmente diversa dalla democrazia. Nello Stato liberale si afferma solo ed esclusivamente una formale democrazia astratta, dove   come  ci insegna la storia dalla rivoluzione francese ad oggi, i poteri decisionali sono di esclusiva pertinenza di lobby oligarchiche  ( vedi le segreterie di quei pochi partiti che formano il Parlamento e gestiscono ogni centro di potere sul territorio) che con il metodo elettorale dei “nominati” dai partiti politici, si offre all’elettore solo la “sensazione” di scegliere qualcuno e con un segno di  croce  su un simbolo ( tipica espressione degli analfabeti ) si vuol legalizzare “democraticamente” ciò che pochissimi hanno deciso  per tutti.

In questo tipo di società liberale, l’essenziale è dare la sensazione di far decidere alle masse, ma sostanzialmente   ” maggioranze” del 15-20%  degli aventi diritto scelgono ( si fa per dire) chi governerà o meglio, quale segreteria di partito attuerà scelte economiche, finanziarie condizionando lo stile di vita di milioni di cittadini ( quelli che hanno votato pensando di scegliere qualcosa , quelli che si sono opposti e anche chi non ha votato affatto!!!).

La vera  democrazia è solo quella “diretta” ovvero quella dove i cittadini partecipano, scelgono gli indirizzi politici, controllano i propri rappresentati e gli impongono di giustificare il loro operato. Naturalmente, con la scusa che una democrazia diretta , in uno Stato che conta decine di milioni di cittadini non è attuabile, così come avveniva nella piccola “polis” greca, si è imposta una “parodia” della democrazia, dove come ho già spiegato,  il potere del popolo si sintetizza unicamente in quel segno di croce su una scheda elettorale ogni cinque anni!!! 

In questo contesto i soli attori politici sono quei tre  partiti che decidono le loro linee politiche   ( dove anche le primarie si sono trasformate in barzellette ) e i loro candidati , complici un  po’ tutti visto anche il “menefreghismo” generale degli elettori che da sempre cercano ” un salvatore della patria” che risolva i loro problemi! Ma né la partitocrazia seppur liberale, né l’assoluta mancanza di partecipazione attiva del “popolo sovrano” rappresentano la realizzazione dell’unica vera democrazia che per essere tale impone la partecipazione e la responsabilizzazione di ogni cittadino. Non esistono forme diverse di democrazia, ma un’unica forma partecipativa, dove gli strumenti sono ben noti e ipocritamente vengono “sofisticati” dai detentori dell’attuale  potere politico-finanziario.

Per l’Attuazione della Neodemocrazia sociale           Domenico   Cammarano

Pubblicato da Mimmo Cammarano

Sono nato a Salerno il 20/05/1958. Sono sposato ed ho due figli. Sono docente di Storia e Filosofia.

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