IL SILENZIO E’ MAFIA ( di Domenico Concilio)

Pubblico con vero piacere l’interessante articolo dell’amico e collega Prof. Domenico Concilio.

La disperazione maggiore di una società è il dubbio che vivere onestamente sia una cosa inutile ( Corrado Alvaro )
La mafia, la camorra e la ndrangheta, associazioni a delinquere e criminali, originate dallo stato di abbandono in cui è rimasto il Sud dopo l’unità d’Italia, alimentate da una mentalità gretta ed atavica delle popolazioni meridionali non ancora inclini a perseguire in maniera autonoma e legittima i processi d’industrializzazione e di modernizzazione, costituiscono una delle principali cause dell’arretratezza economica e sociale di una parte rilevante del territorio italiano,compromettendo nel contempo lo sviluppo e la crescita civile dell’intera nazione. Mentre la società, nel suo complesso, non ha saputo estirpare questo cattivo germe della società, le associazioni delinquenziali si sono adeguate ai tempi e hanno saputo rinnovarsi e trovare nuove ed efficaci strategie per potere realizzare i loro loschi affari (traffico di droga, furti, estorsioni, prostituzione,accaparramento di appalti pubblici ect).
Le nuove associazioni malavitose  non solo sono intimamente connesse al tessuto urbanistico dei luoghi in cui storicamente hanno operato con uno sfruttamento indiscriminato e devastante del territorio, ma sono anche pienamente coinvolte nei processi di industrializzazione a livello nazionale ed operano con importanti diramazioni al Nord per il riciclaggio di denaro sporco, investendo i proventi conseguiti illecitamente in attività legittime, soprattutto nel campo commerciale o nella speculazione edilizia.  L’intreccio di interessi ha permesso a tali organizzazioni criminali  di espandersi anche all’interno degli organismi statali, di costituire delle vere e proprie imprese attive in tutti quei settori da cui è possibile trarre profitti economici, di coinvolgere nelle operazioni di riciclaggio istituti finanziari del Nord e di dotarsi di un numero altissimo di uomini armati, pronti ad intervenire con estrema decisione e con barbara insensibilità per eliminare fisicamente chiunque ostacoli i loro illeciti interessi, anche appartenenti a famiglie e cosche rivali.  Le organizzazioni delinquenziali costituiscono dunque un fenomeno estremamente pericoloso ed in grado di imporsi in tutti i settori della società come una sorte di contropotere nei confronti degli organismi statali, con comportamenti di una efferatezza arcaica che testimoniano la lunga emarginazione, anche culturale, subita dal meridione in un Paese che si modernizzava anche grazie al suo ruolo di area sottosviluppata.

Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario (George Orwell) .

Il rapporto delinquenza- politica
Un aspetto importante e fondamentale del fenomeno criminale è lo stretto legame tra le associazioni a delinquere e il potere politico, con l’inevitabile  ingrippaggio del motore propulsore della vita di un intero paese. Si può affermare che la mancata eliminazione del cancro sociale della malavita è connessa soprattutto alle scelte non efficaci ed esaustive operate dagli apparati statali che hanno subito l’infiltrazione di elementi delinquenziali. In modo diretto o mediante la corruzione di funzionari pubblici, la criminalità si è impadronita di alcune funzioni importanti dell’amministrazione locale , di alcuni organi di controllo, di leve importanti del potere centrale, allo scopo di eliminare ogni ostacolo alla gestione dei suoi loschi affari, soprattutto per l’aggiudicazione  di lucrosi appalti di lavori pubblici, come la costruzione di edifici, strade ed infrastrutture di vario genere, per pilotare processi, per potere conseguire impunità o protezioni per lo svolgimento dei suoi truffaldini affari  . Lo Stato è corroso al suo interno e il Paese viene stritolato da logiche perverse che ottundono e vanificano le migliori energie umane e risorse materiali messe in campo a contrastare il tristo evento.. Ma forse è opportuno distinguere ulteriormente e precisare che, dal momento in cui la mafia è riuscita ad infiltrarsi in modo sempre più massiccio nelle attività pubbliche  e nella grande finanza , lo Stato ha perduto la sua compattezza di organismo coerentemente solidale e si è spaccato in due settori : da un lato quello dei giudici e dei poliziotti disposti a rischiare la vita per compiere il loro dovere, ed in effetti sono caduti in gran numero vittime di attentati mafiosi, e dall’altro le parti corrotte, funzionari, sindaci, politici., che si sono schierati occultamente con il potere forte dell’illegalità e hanno reso difficoltosa , se non impossibile, la lotta contro la deliquenza. Si pensi che Falcone e Borsellino , giudici del palazzo di giustizia di Palermo erano costretti, per difendere il segreto istruttorio ed impedire che la mafia fosse preavvisata delle loro mosse, a scambiarsi le informazioni chiusi in ascensore e che nonostante fossero costretti a vivere insieme ai  loro  familiari furono ambedue disumanamente trucidati. “Convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano “ ebbe a dire Borsellino a Falcone , quando si apprestavano ad organizzare a Palermo il maxi processo contro il potere mafioso , che, nelle loro intenzioni, avrebbe dovuto infliggere un colpo decisivo e mortale alla mafia.
Il loro barbaro assassinio frustrò le loro speranze. Occorre stigmatizzare che l’impegno che lo Stato ha profuso nella lotta contro le organizzazioni malavitose non sempre è stato adeguato, indice di una sottovalutazione del pericolo o di una mancanza di volontà ad affrontarlo con determinazione e definitivamente.

Cur? Cui prodest? Perché accade ciò? A chi giova tale situazione?
Il Sud è stato storicamente martoriato. Popolazioni straniere, greci, romani, arabi, spagnoli, aragonesi, svevi , normanni, francesi, piemontesi,  si sono nel tempo succedute a farne terra di conquista, depredandolo e spogliandolo delle sue risorse e ricchezze. Le popolazioni meridionali, violentate e vilipese, hanno maturato nei confronti del potere dominante rancore, diffidenza e nel contempo scarsa propensione a gestirsi autonomamente , a valorizzare la loro grande creatività e le ingenti risorse umane e naturali di cui dispongono.
Il Sud è stato da sempre terra di conquista e colonizzato. La situazione attuale non sembra sostanzialmente modificata. Il Sud rimane un territorio colonizzato dai gruppi di potere imperanti, dai grandi interessi economici di un Nord industrializzato , che dispone di capitali e di infrastrutture assolutamente non commensurabili con quelle a disposizione degli operatori meridionali, che gestisce e regola il mercato economico a suo piacimento.
Il Sud rimane un’area depressa e sottosviluppata , una riserva di mercato per le industrie settentrionali, una riserva di manodopera a basso costo che ha contribuito nei decenni passati, in maniera significativa, al miracolo industriale del Nord, di ingegni, di giovani e validi laureati che , lasciando il natio territorio, esprimono altrove le loro potenzialità. Il Sud , con la complicità e gli interessi economici delle cricche delinquenziali, è diventato una sorta di pattumiera : vaste aree   sono servite a smaltire prodotti nocivi e residui industriali , subendo contaminazioni devastanti, infliggendo ferite indelebili all’ambiente . Di qui il sottosviluppo , la disoccupazione, l’arte di arrangiarsi, la delinquenza, il degrado ambientale e sociale. Nel Sud allorchè una realtà economica si dimostra vivace e valida, immediatamente viene assoggettata al pizzo, all’estorsione, le vengono tarpate le ali, vengono strongate le possibilità e le prospettive di affermarsi a livello nazionale e  magari internazionale. Ne consegue inevitabilmente che se non si cambia rotta , non si reagisce energicamente ed efficacemente il Sud diventerà sempre più un territorio di vecchi, il  territorio sarà violentato, le risorse umane e le attrattive naturali non saranno adeguatamente valorizzate, la vivibilità sarà compromessa, l’illegalità e gli illeciti scoraggeranno investimenti condizionando ogni speranza di sviluppo. Al sottosviluppo del Sud finora si è contrapposta l’ascesa progressiva dell’apparato industriale del Nord, alla diffusa illegalità delle regioni meridionali ha fatto da contraltare un apparente rispetto delle regole delle regioni settentrionali. Il degrado e la povertà  del Sud hanno fatto comodo alla ricchezza e all’agiatezza del Nord .
Ma ora la situazione sta radicalmente cambiando. La crisi economica che attanaglia il mondo ed in particolare l’Italia ha fatto sì che gli interessi malavitosi si rivolgessero verso le aree più prospere e ricche del nostro paese. Come una sorta di boomerang , il sottosviluppo del Sud che ha fatto comodo al Nord si è ritorto contro lo stesso Nord. Recentemente il Consiglio della Regione Lombardia è stato sciolto perché diversi esponenti politici, appartenenti in maniera trasversale ai vari schieramenti, hanno avuto compromissioni con elementi malavitosi.
La lotta alla malavita è diventato un problema non più solo meridionale ma nazionale . Le organizzazioni criminali non costituiscono più un problema solo  locale , limitato ad una sola parte del territorio , perché,come un cancro, inizialmente localizzato e limitato, se non curato e se non si interviene con decisione e drasticamente per estirparlo, alla lunga tende ad espandersi , a trasformarsi in metastasi, così esse, se non vengono adeguatamente contrastate,determinano l’inevitabile consunzione dell’organismo statale.  Pertanto occorre una lotta ferma, a largo raggio, radicale contro i poteri mafiosi.

La sopravvivenza e il benessere del Nord  e della nostra nazione dipenderà dalla sorte del Sud.

Il riscatto del Sud significherà un nuovo risorgimento per il nostro paese.Come  fare?

Il coraggio appartiene a coloro che agiscono per ciò che è bene e giusto, nel momento in cui è necessario, senza calcolare le conseguenze in cui incorrono (Marc Levy).
Borsellino diceva :”E’bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta soltanto”. La lotta contro la criminalità organizzata è la storia di una resistenza anomala che inizia con la nascita della consorteria mafiosa e prosegue fino ai giorni nostri. E’ la storia di uomini che hanno speso la propria vita affinchè la mafia potesse essere sconfitta e che troppo spesso sono caduti per difendere le istituzioni democratiche di un Paese distratto e ingrato. I politici Piersanti Mattarella e Pio La Torre, il generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, Libero Grassi, imprenditore che si era rifiutato di pagare il pizzo, di sottostare ai ricatti estorsivi, i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il giornalista Peppino Impastato,l’altrogiornalista Giancarlo Siani, Don Giuseppe Puglisi, prete del quartiere Brancaccio, servitori dello Stato e dirigenti di partito,uomini di chiesa ed esponenti della vita civile sono personalità diverse ma unite da un unico destino, quello di eroi solitari che sacrificano la propria esistenza per il bene comune. Ma la mafia, la camorra e la ‘ndrangheta non saranno mai sconfitte contando solo sull’eroico sacrificio di poche anime elette.
La loro vita e la loro morte deve essere per noi fulgido esempio e chiaro monito a perseguire i nobili ideali di onestà, giustizia e civile convivenza con un’azione a largo raggio, su più fronti che coinvolga ed investa tutte le forze attive e sane della nostra nazione in una sorte di sinergia vincente. Le istituzioni devono fare la loro parte operando in modo da ridurre considerevolmente il numero dei parlamentari e dei rappresentanti istituzionali, da effettuare una selezione  e bonifica della classe dirigente, da congiungere e coordinare l’azione degli apparati e delle forze dell’ordine, da promuovere l’ammodernamento e la diffusione degli strumenti tecnologici per un’efficace e strategica azione di controllo locale ,prevenzione e contrasto dei reati criminosi ed informatici, da colpire nel vivo gli interessi delle cosche mafiosi con un controllo capillare dei flussi di denaro, confiscando i loro beni illecitamente conseguiti per restituirli all’utilizzo di tutta la comunità. Ma ciò non basta. Lo Stato deve innanzitutto promuovere con tutti i mezzi e tutte le risorse di cui dispone occasioni e possibilità di lavoro su cui si fonda la nostra nazione, come garantito dall’articolo 1 del dettato costituzionale e che deve costituire per ogni politico e per ogni governo la priorità assoluta . Il lavoro garantisce sicurezza economica, dignità ed integrazione sociale, speranze  e prospettive. Senza lavoro e senza cespiti di guadagno le generazioni giovanili sono disorientate e facile preda di criminali che con facili guadagni li irretiscono nella loro organizzazione malavitosa. Centrale poi è la funzione dell’ istituzione scolastica che deve svolgere l’azione educativa delle nuove generazioni all’ etica, alla morigeratezza, alla  legalità, al rispetto delle regole, delle persone e delle cose, alla comprensione degli effetti nefasti della criminalità. I ragazzi devono essere in ogni modo coinvolti nel processo di crescita che faccia di essi dei cittadini coscienti e responsabili strappandoli in alcune realtà sociali alle grinfie della malavita che li utilizza come pusher o in altro modo e facendone dei futuri delinquenti. La lotta alla malavita è una guerra intestina per l’affermazione della legalità , della civile convivenza , del rispetto della persona , di un sano e duraturo sviluppo economico e sociale della nazione . Per conseguire tali intenti la lotta è complessa, dura,non concede pause o rilassamenti e si sviluppa a vari livelli e con modalità diverse ma occupazione ed educazione ne sono elementi fondamentali ed imprescindibili. La crescita economica non condizionata dalla corruzione , estorsione, violenza di qualsiasi genere porterebbe ad una maggiore occupazione soprattutto di quei giovani che costituiscono la bassa manovalanza delle organizzazioni criminali , che invece avrebbero la possibilità di vivere laboriosamente ed onestamente. Il riscatto economico ed industriale del meridione con la denuncia di estorsori, di malaffari e di qualsiasi tipo di delinquenza,  con la valorizzazione delle proprie risorse naturali ed umane,  con l’acquisizione graduale  di una  mentalità autonoma imprenditoriale grazie alle nuove generazioni, per le quali si dovrebbero creare le premesse e concrete prospettive operative nei  territori natii, senza essere costretti ad abbandonarli, porterà il Sud a svincolarsi dal ruolo di zavorra improduttiva e parassitaria e ad essere parete integrante del processo di crescita nazionale ed europea

Non abbiate paura (Giovanni Paolo II) – Oltre il muro dell’omertà (Paolo Borsellino) – Osare l’inosabile (Gabriele D’Annunzio)
L’azione dello Stato nel combattere la malavita e le ingiustizie è insostituibile e irrinunciabile.
Ma lo Stato siamo anche noi, noi cittadini, che abbiamo una grande arma , quella della denuncia di violenti, corruttori, aguzzini, estorsori, sfruttatori ed usurai e del cambiamento di rotta per noi e per le generazioni future, svegliandoci dal torpore dell’omertà , gridando ed affermando la nostra dignità di uomini feriti ed offesi e il desiderio di vivere onestamente e civilmente, avendo il coraggio di reagire alle imposizioni, di ripristinare la legge del diritto, opponendoci con tutte le nostre forze alla legge della giungla e della barbarie più abietta, rivendicando la nostra integrità morale. La lotta alla malavita non consiste solo nella  repressione poliziesca delle cosche delinquenziali, deve essere improntata a sviluppare, soprattutto tramite la scuola, la Chiesa e le famiglie, un movimento culturale e morale che risvegli le coscienze dal torpore dell’indifferenza, della paura, della apatia , che inizi un percorso di rinnovamento interiore che  rinnovi la voglia di reagire a soprusi, intimidazioni , ingiustizie, che ,se oggi riguardano gli altri, domani interesseranno noi e i nostri congiunti. Homo sum nihil humani a me alienum puto Sono un uomo; i mali che riguardano gli altri uomini non sono estranei a me – Terenzio. La società siamo noi. E se, mentre una parte di essa è corrosa dal male, inquinata dalla corruzione, restiamo inerti, saremo allo stesso tempo complici e vittime della degenerazione sociale e civile del tessuto connettivo del territorio che abitiamo. E’necessario invece un forte impegno civile, un grande senso di responsabilità individuale e collettivo e nel contempo da parte delle istituzioni creare le condizioni sociali e le possibilità affinchè le nuove generazioni crescano nel rispetto delle istituzioni, ,dei valori e della legalità.

E’ indispensabile una catarsi , un  rinnovamento generale che riscatti la società dallo stato di prostrazione e di svilimento in cui le associazioni  criminali l’hanno relegata.

La cosa peggiore non è la cattiveria dei malvagi ma il silenzio dei giusti  (Martin Luther King)                                                                        Prof. Domenico Concilio

Domenico Cammarano <mimmocammarano58@gmail.com>
12:20 (

Pubblicato da Mimmo Cammarano

Sono nato a Salerno il 20/05/1958. Sono sposato ed ho due figli. Sono docente di Storia e Filosofia.