La rubrica dell’Educatore ( a cura di Elena Babetto )

Insegniamo ai nostri figli a pensare

Fare i conti col pensato e provare a pensare non è cosa facile, soprattutto per noi adulti. Ciò che abbiamo sempre saputo non è che la cristallizzazione di ciò che abbiamo sempre pensato e non sempre equivale al vero o all’unica interpretazione veritiera possibile. È anche vero che ciò che abbiamo sempre saputo non sempre è stato pensato. Siamo tutti d’accordo con il fatto che i bambini non sono messi nella condizione di pensare liberamente e di creare quindi un loro pensato? Durante la loro fase di apprendimento assoluta sono condizionati e limitati a percorrere quell’insieme di pensato che la scuola, la famiglia e la società mettono loro a disposizione. Non fraintendete, sotto alcuni aspetti è necessario che ci sia un pensato precostituito ma non dovrebbe essere solo così. Immaginate cosa potrebbe emergere se i bambini fossero messi nella condizione di poter pensare. I bambini sono soggetti in massima apertura in potenziale apprendimento. E se esistesse una filosofia anche per l’infanzia? E se questi bambini potessero avere, ricevere, chiedere, organizzare un nuovo rapporto con il sapere? Siamo arrivati ad una svolta epocale in cui se dobbiamo investire sui nostri figli, dobbiamo farlo nel modo migliore: offrendo loro la libertà di pensare. O vogliamo pensare che basti convivere con il pensato che abbiamo ricevuto finora, nel corso degli anni? E se ci fosse una realtà che permettesse loro di dire ciò che pensano a priori, a prescindere da ciò che hanno sempre pensato, a prescindere dal testo da cui appellarsi, vi interesserebbe?
 di Elena Babetto  (Amministratrice del blog ” L’Evoluzione di una donna” )

Pubblicato da Mimmo Cammarano

Sono nato a Salerno il 20/05/1958. Sono sposato ed ho due figli. Sono docente di Storia e Filosofia.

Una risposta a “La rubrica dell’Educatore ( a cura di Elena Babetto )”

  1. Elena ha sollevato, si usa dire “provocatoriamente” , alcuni problemi in poche righe che richiederebbero un trattato di “scienze umane” per poter rispondere adeguatamente.Intanto diciamo che i bambini, imparano a pensare, in quanto , secondo la lezione di Piaget devono maturare quel procedere logico-astratto, del pensiero adulto e purtroppo neppure presente in tutti (sic!), che agisce oltre il rapportarsi logico delle operazioni concrete, che in altri termini prescinde dal dato concreto, visibile e tangibile:non a caso l’algebra , la fisica, la filosofia si studiano dall’età adolescenziale in poi. Il pensiero maturo , logico-astratto, è figlio dell’evoluzione dell’umanità, caratteristica dell’homo sapiens-sapiens, ma la filogenesi deve naturalmente riproporsi a tappe nell’ontogenesi, in pratica nel singolo individuo maturano lentamente quelle strutture mentali che la specie ha realizzato nel corso dei millenni. Tutto ciò deve maturare lentamente e qui più che mai “la natura non fa salti!”. Sicuramente la pedagogia sperimentale cerca nuove soluzioni per far maturare in modo più semplice e naturale questo sviluppo logico in ogni bambino, ma la libertà umana è legata ai limiti stessi delle sua natura e kantianamente occorre definire i parametri del “discorso logico” di tipo universale ( le forme a priori) che possono essere tali solo se rapportate ad un Io Universale, ciò condivise da tutti, come avviene per le scienze esatte. E’ sempre auspicabile che i bambini possano imparare a pensare in maniera critica, ciò saper formulare ipotesi da sottoporre a quelle verifiche che presuppongono sempre un “pensato”, cioè a quella “cittadella” di asserzioni logiche che hanno consentito lo sviluppo della presente civiltà culturale! Esiste, ed è sempre auspicabile, l’evento eccezionale, quello creato dall’intuizione del genio che “una tantum” sovverte i parametri codificati e crea “il progresso”… ma appunto si tratta di un genio che nasce uno su un milione e sono stato ottimista. Ma penso che Elena si riferisca soprattutto alla libertà indirizzata alla ricerca di quell’attuazione di valori necessari alla convivenza,alla solidarietà, alla pace, al benessere generale che coincida con quello spirituale, che richiede lunga esercitazione in famiglia, nella scuola e in tutte le agenzie educative della nostra società. Questo si , è auspicabile e necessario per sperare in una società dove tutti sappiano interagire in Comunità e sappiano essere giudici imparziali prima di se stessi e poi degli altri.

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