La Rubrica de “I Giovani si confrontano” -1° Articolo di Erika Di Maggio

Don Peppino: Un uomo che ebbe a cuore.

Non una conclusione ma un inizio.

 É il mattino del 19 marzo 1994, un uomo entra nella sagrestia della Chiesa di Casal di Principe e, con cinque colpi di pistola, uccide il parroco del paese, Don Giuseppe Diana.

Era un uomo semplice, un prete, uno scrittore, un capo scout, assassinato dalla camorra per il suo costante impegno antimafia. Aveva trentasei anni.

 Roberto Saviano nel libro Gomorra scrive: “Quando penso alla lotta ai clan di Casal di Principe, di San Cipriano, di Casapenna e in tutti i territori egemonizzati da loro, da Parete a Formia, penso sempre ai lenzuoli bianchi. Ai lenzuoli bianchi che pendono da ogni balcone, legati a ogni ringhiera, annodati a tutte le finestre. Bianco, tutto bianco, una pioggia di stoffe candide. Furono il rabbioso lutto issato quando si svolsero i funerali di don Peppino Diana.” […] Peppino Diana.. un uomo coraggioso. La parola coraggio deriva dal latino cor-cordis= cuore e habeo = Io ho. Letteralmente significa avere a cuore. Don Peppino un uomo che ebbe a cuore la libertà, la  propria terra, la bellezza delle piccole cose quotidiane, la limpidezza dell’onesta.

 Una persona semplice, girava per il paese in jeans ed ogni tanto fumava il sigaro, non volle crearsi una maschera adatta al ruolo di sacerdote, cercò sempre di somigliare il piú possibile a se stesso. Avrebbe dovuto trasferirsi a Roma, ma decise di restare a Casal di Principe perché convinto che fosse quello il suo posto. L’impegno civile di Don Peppino era forte: non si limitava a “curare le ferite”, voleva piuttosto eliminare il problema alla radice, cercando di capire i meccanismi del potere che aveva infestato la sua terra. Erano gli anni del clan dei casalesi e del boss Francesco Schiavone. La morte di Don Giuseppe Diana é diventata il simbolo della barbarie camorrista che non si ferma di fronte a nulla, neanche dinanzi al Sacro. Don Peppino é morto perché non ha taciuto, perché non ha voluto piegarsi al cancro che stava divorando la sua città, la sua gente. Ha sacrificato la sua vita per proteggere la comunità e combattere la camorra.

“Per amore del mio popolo non tacerò” é lo scritto piú noto, considerato il testamento di Don Peppino.

Nel 2006 é nata l’associazione di promozione sociale “Comitato Don Peppe Diana” per proseguire e non dimenticare il messaggio e l’impegno di Don Peppino. Il comitato organizza l’iniziativa: “Facciamo un pacco alla camorra” un’idea di economia per combattere gli interessi e i profitti dei clan.

La RAI, per ricordare Giuseppe Diana nel 20esimo anniversario della morte, ha prodotto una miniserie dal titolo “Per amore del mio popolo”.

Questo articolo vuole essere un invito a ricordare TUTTE le vittime della Camorra, un invito a non dimenticare chi ha sacrificato la vita per il bene comune ma soprattutto un invito ad avere coraggio e cioè ad avere a cuore.. La camorra tocca indistintamente tutti, ricchi e poveri, dal basso all’alto, anche tu nel tuo piccolo se hai a cuore.. puoi fare la differenza. Solo così Don Peppino, Falcone, Borsellino, Impastato e tutte le vittime non saranno morte invano, ma avranno gettato quel seme che darà frutti maturi.

                                                                                                          di Erika Di Maggio

Pubblicato da Mimmo Cammarano

Sono nato a Salerno il 20/05/1958. Sono sposato ed ho due figli. Sono docente di Storia e Filosofia.

3 Risposte a “La Rubrica de “I Giovani si confrontano” -1° Articolo di Erika Di Maggio”

  1. La nostra giovanissima studentessa, sensibile e diligente nello studio e nell’impegno sociale, ha focalizzato benissimo gli aspetti propositivi della nostra società , del nostro Sud , della nostra terra. Leggo con piacere le sue considerazioni sulla camorra e ancor di più l’individuare negli uomini coraggiosi della nostra Italia, l’antidoto per superare l’omertà, l’indifferenza , il disimpegno che più della camorra uccidono la nostra società e la speranza di un riscatto per tutti gli uomini “di buona volontà”. Se la riscossa, contro il malcostume, parte dai giovani, quelli che in silenzio s’impegnano e sanno riconoscere i valori autentici, qualche buona speranza per il futuro, potremmo sicuramente coltivarla.

  2. Dare spazio e voce ai giovani è FONDAMENTALE,
    quindi non posso che apprezzare questa rubrica.

    All’epoca dei fatti ero un bambino, l’autrice dell’articolo non era neppure nata,
    ma l’eco di Don Peppino è ancora forte ed ha sussurrato alle nostre coscienze.

    Erika è una persona speciale, porta con sé una sensibilità comune a pochi,
    chi riesce ad incrociarla sulla propria strada può ritenersi fortunato, arricchito.

  3. Sono poche le persone che come Erika, una ragazza di nemmeno 18 anni, sanno affrontare un tema così importante con tanta sensibilità. Da quando la conosco ha fatto un percorso di vita eccezionale e sono sicura che in futuro sarà in grado di realizzare tutti i suoi sogni. Sono fiera di avere un’amica come lei.

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