LA RUBRICA DELL’EDUCATORE ( di Elena Babetto)

mercoledì 19 marzo 2014

I NOSTRI FIGLI IN CAMPANE DI VETRo

Riflettendo sulle molteplici differenze e sulla trasformazione  dei contesti educativi odierni è nata in me una riflessione in merito al forte contenimento che noi genitori diamo ai nostri figli, impedendogli così di vivere la realtà che li circonda. I tempi cambiano. L’infanzia oggi non può essere paragonata alla nostra e tanto meno lo sarà quella dei nostri nipoti. E quindi? Come ci si deve comportare nei loro confronti? Beh, innanzitutto evitando di farli vivere nell’immaginario che non ha nulla a che vedere con ciò che accade. Potrebbe essere un bel punto di partenza. Ogni età ha i suoi filtri e li deve avere per una sana crescita mentale ma filtrare non significa cotonare, tanto meno nascondere. Spiegare ciò che succede oggi non può più essere vista come una scelta di vita ma lo si dovrebbe sentire come un dovere morale nei loro confronti e nei confronti di chi condivide con noi questo mondo. Un obbligo assoluto in quanto attori nell’era del consumismo sfrenato e delle multinazionali che, per farci vivere bene, sfruttano i bambini nati in paesi meno fortunati del nostro, bambini che ci garantiscono abbigliamento e giochi firmati. Lo so che siete perfettamente consapevoli che funziona così, solo non ci pensate. Dopotutto la vita è una corsa, si hanno già così tanti problemi.. cosa potremo fare noi per cambiare questa realtà troppo distante e troppo grande? Forse, in un primo momento, sarebbe abbastanza evitare di far finta di nulla.

I nostri figli hanno il diritto di sapere in quale contesto nascono e in quanto persone, hanno il diritto di decidere come comportarsi. Ogni informazione, ogni riflessione, ogni concetto che introdurremo nel loro vissuto concorrerà a formarli e a formare la loro struttura mentale; il loro modo di essere.
Video giochi, ipad, pubblicità commerciali STUPIDE che continuano a distinguere giochi per bambine e per bambini, che continuano a dirigere le loro scelte e preferenze, hanno tolto la qualità del loro tempo e del nostro tempo con loro. Quando finirà il video gioco, quando passerà la moda delle scarpe con le 2 farfalline luminose e pubblicizzeranno quelle con le 3 farfalline luminose cosa pensate che sentiranno? Un senso di appagamento perché nonostante tutto, hanno le scarpe con le 2 farfalline oppure una grande soddisfazione per aver finito il difficilissimo gioco durato ben 4 ore che li han tenuti incollati a quella tv tanto da renderli ebeti? Mi dispiace deludervi ma la risposta è no. Dentro di loro avranno un grande vuoto e saranno sopraffatti dalla noia. Frustrati, andranno alla ricerca di altro per colmare questo loro inappagato bisogno di sfogarsi. E magari vi arrabbierete con loro perché quel gioco è costato tanto e imputate questo comportamento ad un capriccio!
Avete mai portato vostro figlio in un negozio di commercio equo e solidale? E voi ci siete mai stati?  Quelle belle scarpe firmate che indossate e quel pallone da calcio cucito alla perfezione A MANO, i vostri figli sanno da dove proviene e chi l’ha cucito? Toh! Basta una ricerca in qua e in là e salta fuori che l’ha cucito proprio un coetaneo che per sua sfortuna è nato in un altro paese. Già. Magari se cercate meglio potrete anche vedere le foto di quel probabile bambino. In quel caso cosa fareste? Informereste vostro figlio, gli fareste vedere la foto? Condividereste con lui questa informazione oppure no? Tanto lo verrà a sapere comunque non è vero? Quando crescerà. Perciò perché dirglielo ora, perché rovinare questo suo momento di gioco spensierato con questa triste e scomoda verità?
Per una volta cari amici ragioniamo nel senso opposto. Perché non optiamo per la scelta di dirgliela ora la verità, di dirgliela noi, i loro genitori per la quale nutrono una profonda stima e rispetto (almeno fino ai 6 anni…) e sperare che nel loro meraviglioso percorso di vita abbraccino uno stile di salvaguardia, uno stile attento al prossimo o magari anche un impegno attivo nel sociale? Forse lo avranno lo stesso o forse no ma perché non attivare quelle capacità che sono già potenzialmente presenti in lui in qualità di individuo, aiutandolo a divenire una Persona degna di questo Mondo? Passiamogli la presunzione di poterlo cambiare questo Mondo e di renderlo migliore. Diamogli questa straordinaria  opportunità.
Pubblicato da  in “Evoluzione di una donna”

Pubblicato da Mimmo Cammarano

Sono nato a Salerno il 20/05/1958. Sono sposato ed ho due figli. Sono docente di Storia e Filosofia.

Una risposta a “LA RUBRICA DELL’EDUCATORE ( di Elena Babetto)”

  1. Ben detto Elena! Sensibilizzare presto i nostri figlioli sulle verità della vita è necessario e doveroso! Sicuramente aiuta a crescere in modo più riflessivo, in modo più autentico, in modo meno artefatto. E’ pedagogicamente corretto far comprendere presto che la gioia di qualcuno , spesso, è collegabile con il sacrificio di altri, quasi sempre meno fortunati di noi! Tra l’Essere e l’Avere , come ci insegna E. Fromm, la forma migliore per formarci, è puntare sulla formazione dell’Essere e saperne gioire , con quella serenità che , nel suo evolversi, determina una crescita armonica e sapiente. Ma questo discorso, di per sé limpido e scorrevole, forse troppo facile a dipanare, presenta uno scoglio , un muro, una barriera insormontabile o quasi: la condivisione di valori assoluti che una filosofia nichilista di matrice nietzschiana corroborata da tante filosofie politiche, “ahimè “, di matrice Sessantottesca filocomunista, hanno finito per generare solo qualunquismo , approssimazione e relativismo sul piano etico e , in modo specifico, sul piano assiologico. Proprio un maestro della filosofia sessantottesca J. P. Sartre asseriva: “Se Dio è morto tutto è possibile”!!! e ciò sottintendeva , che senza valori assoluti ( è il concetto di Dio e tra questi) affermare che lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo è ingiusto ha presupposti relativi , ovvero deboli, per contrastare ogni violenza e sopruso. QUI MI FERMO. Naturalmente non è possibile fare discorsi filosofici a bambini fin dalla prima infanzia, ma certamente i buoni esempi, i giusti “filtri”, rispetto alle crudeltà della vita, sono indispensabili. Ma dopo? Quando crescono e i “filtri” familiari sono sopraffatti da quelli sociali, scolastici e dalle troppe e contrastanti agenzie pubbliche, che cosa accade? Bene! L’invito di Elena Babetto è sicuramente da condividere, ma per aver speranze di successo , mia cara, occorre soprattutto un FORTE IMPEGNO CIVILE E POLITICO, combattere certe mode radical-chic troppo radicate nel nostro tessuto sociale e sostituirle a livello culturale e politico con quelle della tolleranza, della solidarietà, del rispetto della vita fin dal concepimento, che sono frutti che si colgono solo sull’albero della tradizione etica cristiana, anch’essa depurata da orrori madornali di due millenni, frutto della “volontà di potenza” dell’uomo, ma non del Cristo l’ultimo grande rivoluzionario della storia umana.

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