Landolfi e il deluchismo da rottamare ( di Alfonso Conte)

Landolfi, segretario Pd di Salerno

Landolfi, segretario Pd di Salerno

Aperto ed inclusivo”. Così si aspettano che sia il PD nella nostra provincia un po’ tutti i sostenitori del candidato alla segreteria Nicola Landolfi, tra i quali onorevoli deputati e consiglieri regionali da tempo incapaci di esprimere posizioni autonome rispetto al pensiero unico dominante tra i democratici salernitani…

…Lo stesso candidato, nonché segretario uscente, promette di impegnarsi per dar vita ad un partito “aperto ed inclusivo”. E, a pensare a cosa è stato il PD salernitano negli ultimi anni ed al ruolo svoltovi da Landolfi e dai suoi compagni, un po’ viene da ridere, un po’ si comprende il drammatico distacco tra i politici di professione e gli altri cittadini, tra le parole da loro pronunciate ed il senso reale al quale esse dovrebbero riferirsi (causa non ultima del successo dell’antipolitica).

Per essere credibili quando parlano di un PD salernitano “aperto ed inclusivo”, coloro i quali negli ultimi anni hanno contribuito a renderlo una caserma dovrebbero innanzitutto pronunciare una condanna esplicita non di Vincenzo De Luca, sindaco e promotore di trasformazioni urbane più o meno gradite, ma del deluchismo, ossia di quel modo di interpretare la politica scopiazzato molto da Berlusconi, un po’ da Bossi e da Grillo, basato sul liderismo carismatico in versione municipalista, sul celodurismo in salsa salernitana e sulle teleprediche del venerdì nelle vesti di bullo di quartiere.

Andrebbero pronunciate, inoltre, parole chiare sull’aggressione fascista compiuta qualche anno fa al Polo nautico, sulla demonizzazione sistematica non solo degli avversari politici ma anche solo di chi esprime posizioni diverse, sul perché non sia possibile effettuare referendum comunali consultivi (nonostante lo Statuto lo preveda) o le riprese televisive dei consigli comunali debbano essere limitate a tre minuti, sulla ridicola sceneggiata relativa alla questione del doppio incarico del sindaco e viceministro.

Oppure, per restare agli ultimi fatti, occorrerebbe chiarire perché, se associazioni ambientaliste e gruppi di cittadinanza attiva contestano il Crescent, si rovescia su di loro una valanga di offese, mentre, se sono gruppi di ultras granata a protestare per l’abbattimento della Curva sud del Vestuti, si provvede in breve tempo a modificare il progetto al fine di salvaguardare il prezioso monumento, giungendo finanche a dirottare la colata di cemento lì prima prevista all’interno di un parco per bambini.

E, infine, sarebbe opportuno spiegare com’è stato possibile che a Gioi, in una delle prime sezioni impegnata nelle primarie, siano tornati a votare i morti, secondo la peggiore tradizione della prima repubblica; e sarebbe interessante divulgare in anticipo i dati di quello spoglio per capire chi è stato ad intercettare quel particolare tipo di preferenze. È questo il PD salernitano “aperto ed inclusivo” di cui si parla?

Per risultare credibili, Landolfi e compagni dovrebbero pronunciare un autodafé, una pubblica autocritica, come quelle in uso nel PCI (e di certo qualche vecchio compagno o lo stesso De Luca potrebbero spiegare loro come funzionava). O, almeno, dovrebbero cogliere l’opportunità dei congressi di sezione e provinciale per tornare a parlare con gli elettori, visitare i circoli, promuovere confronti tra i tre candidati nel corso di assemblee pubbliche.

Ma Landolfi è contrario, preferisce continuare a giocare con le parole: non si è mai perso una puntata di “Porta a porta” ed ha imparato che, essendo lui il favorito, non gli conviene infiammare la competizione, anche perché le truppe cammellate sono già state allertate e promettono di svolgere bene il consueto lavoro.

Quasi certamente Landolfi sarà riconfermato segretario provinciale del PD salernitano ed il partito continuerà ad essere la casa di pochi specialisti nel manovrare la macchina del consenso elettorale. Ma, vi prego, abbiate il pudore di non dire che è o sarà un partito “aperto ed inclusivo”. Ed evitate di dirlo a Renzi una volta divenuto segretario nazionale, perché potrebbe ritornargli in mente la storia della rottamazione.

                                                                                 Prof. Alfonso  Conte

Pubblicato da Mimmo Cammarano

Sono nato a Salerno il 20/05/1958. Sono sposato ed ho due figli. Sono docente di Storia e Filosofia.