Legge elettorale e democrazia

La legge elettorale è un indicatore concreto, una chiave di lettura, per valutare il livello di democrazia presente in uno Stato. Nella storia d’Italia , a partire dalla sua Unità, abbiamo avuto molte leggi elettorali che hanno rispecchiato fedelmente il livello di libertà e democrazia acquisito dal nostro popolo. Le prime leggi elettorali, con sistema uninominale, erano fondate sul criterio censitario  e coinvolgeva solo quei pochi cittadini, dal 2 al 7% della popolazione, che potevano pagare 40 lire di tasse; poi abbiamo avuto la riforma elettorale con Giolitti, che nel 1912  realizzò il suffragio universale maschile, escludendo ancora le donne dal voto: anche in quell’occasione si confermava una mentalità plurisecolare che sanzionava ancora discriminazioni tra i due sessi della nostra popolazione.Nel 1919 entrò in vigore il sistema elettorale proporzionale, che ben presto fu censurato dal regime fascista, che come tutte le dittature del Novecento, eliminò ogni partito d’opposizione, imponendo al popolo italiano solo il Partito nazionale fascista.

Nel Ventennio le elezioni erano una farsa: il Gran Consiglio del fascismo nominava una lista unica di fedelissimi del regime contrassegnata da una scheda tricolore, che poi, formalmente, veniva sottoposta all’approvazione del popolo italiano, che avrebbe potuto scegliere , in segno di disapprovazione,anche una scheda elettorale bianca, con tutte le ovvie ritorsioni , in considerazione che il voto era palese e non segreto.

Nel dopoguerra abbiamo avuto per più di quarant’anni un sistema elettorale proporzionale con i voti di preferenza, che ha garantito la piena rappresentanza di tutti i cittadini, salvaguardando la presenza delle minoranze in Parlamento. Però questa legge elettorale ha favorito la dispersione dei consensi e l’instabilità dei governi , che  spesso  duravano in carica pochi mesi: ciò produceva molti tatticismi e accordi precari, tutto a danno della governabilità della Nazione. Negli ultimi vent’anni abbiamo avuto diverse leggi elettorali, ma la peggiore di tutte è sicuramente l’ultima, definita dagli stessi proponenti “Porcellum”, che la dice lunga sulla correttezza etico-costituzionale di tale legge, dove, non è mai inutile ribadirlo, gli elettori possono solo mettere una croce su un simbolo di partito e poi, in automatico, vengono eletti i primi candidati-nominati dalle segreterie dei partiti politici. Se ciò non bastasse, con il sistema maggioritario, il partito che alla Camera  ha la maggioranza relativa a livello nazionale,  si ritrova ad avere una maggioranza assoluta di 340 deputati, mentre al senato su base regionale, chi vince ottiene il 55% dei seggi : con questo sistema capita che il partito che ha la maggioranza in un ramo del parlamento non l’ottiene nell’altro e , allora, la governabilità  diventa precaria e si deve ricorrere a “larghe intese” di dubbia efficacia e utilità per la società, come stiamo ampiamente sperimentando.

E allora quale meccanismo elettorale può subentrare per garantire la scelta dei rappresentanti da parte dei cittadini e la necessaria governabilità? Già precedentemente, nei mesi scorsi, ho sottolineato, in precedenti interventi, che possibilità concrete ed efficaci esistono e sono già praticate in Italia, per le elezione dei Sindaci e in Francia per l’elezione del presidente della repubblica.

La proposta è questa. In primo luogo  per garantire agli elettori il potere di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento, nell’ambito dei residenti del proprio collegio elettorale, questi non dovrebbero più essere nominati dalle segreterie dei partiti, ma scelti dagli stessi elettori,  con il sistema delle primarie.Dopo aver vincolato la candidatura a programmi per precisi e siglati dalle firme di presentazione , che già si utilizzano per le presentazioni delle liste elettorali, si andrebbe alle urne al primo turno, con un sistema proporzionale, con uno sbarramento al 2 o 3%, per salvaguardare le minoranze: vincerebbe le elezioni chi dovesse aggiudicarsi il 50% + 1 dei voti, con un premio del 5%, per dare una più sicura stabilità alla maggioranza. In caso di un mancato raggiungimento di questo traguardo, andrebbero al ballottaggio, nel secondo turno, i due partiti o coalizioni con un maggior numero di voti. Il partito vincitore del ballottaggio si aggiudicherebbe il 55% dei seggi alla Camera e al Senato e ai restanti partiti, incluso lo sconfitto dal ballottaggio, il restante 45% dei seggi in proporzione dei voti acquisiti al primo turno.

Con questo sistema anche  con gli opportuni correttivi, si garantirebbe la partecipazione e la scelta dei candidati da parte degli elettori, il vincolo tra gli eletti e il proprio collegio elettorale, escludendo tassativamente accordi più o meno palesi tra i ras dei vari partiti e i loro lacchè, che offendono  ogni dinamica democratica e soprattutto il principio costituzionale che stabilisce che il potere è del popolo e non dei partiti e che i rappresentanti rispondono del loro operato alla Nazione e mai ai loro “benefattori” che li hanno nominati. Infine, con questo sistema garantiremmo la governabilità della nazione per cinque anni, immediatamente dopo i risultati delle elezioni, così come avviene per le elezioni dei Sindaci in ogni comune d’Italia e del presidente della repubblica francese.

Naturalmente per populisti e demagoghi come Berlusconi,  Bossi e Maroni,  Grillo-Casaleggio, il “Porcellum” va fin troppo bene, perché si possono far eleggere solo i propri lacchè, vincolandoli con ricatti più o meno velati, in considerazione che questi vengono eletti non dal popolo, ma nominati dai suddetti ras del Kaiser e per questo docili e obbedienti ai loro benefattori! Non mancano posizioni ambigue anche nel centro-sinistra, ma almeno qualche proposta decente di trasformazione seria dell’attuale legge elettorale si va prospettando, anche se la tentazione di gestire la faccenda dal’alto, con le nomine di segreteria, non dispiace anche in quest’ambito politico. Intanto vediamo dove andrà a parare la proposta elettorale di Renzi degli ultimi giorni, anche se il “buon Matteo” è personaggio tutto da definirsi e interpretare, ma pur sempre ascoltabile rispetto alle insolenze dei saltimbanchi e dei  vecchi puttanieri.Nel frattempo continueremo a vigilare e proporre soluzioni ragionevoli per la nostra mortificata nazione.

Per l’Attuazione della Neodemocrazia sociale        Domenico   Cammarano

Pubblicato da Mimmo Cammarano

Sono nato a Salerno il 20/05/1958. Sono sposato ed ho due figli. Sono docente di Storia e Filosofia.