Un’omelia all’omelia del 27 dicembre.

 Gesù insegna nel tempio

Spesso, da cattolico-protestante romano, partecipo alla messa della domenica e di altre ricorrenze. Stamani alla messa “comunitaria” della mia parrocchia ho subito la predica del mio vice-parroco, che dal suo pulpito , per venti minuti, ci ha invitato a riflettere sul vangelo della domenica che riguardava la vicenda del dodicenne Gesù nel tempio di Gerusalemme ad ascoltare ed insegnare  ai dottori del tempio, mostrando come crescesse in età, sapienza e grazia di Dio!

Naturalmente , il sacerdote ha posto l’accento sulla sorprendente esperienza di Gesù che insegnava da bambino ai sapienti del suo tempo, dimostrando l’eccezionalità del Suo essere sintesi di finito e infinito, per dirla alla Hegel, o meglio ancora di  vero uomo e vero Dio.

Ma nell’episodio il Dio-Gesù sembra dimenticare la sua umanità, perché nell’insegnare ai sapienti, iniziando la Sua missione divina, dimentica quella umana, ovvero sorvola sull’angoscia naturale dei genitori, che non avendo più notizie del loro figliolo, per tre giorni l’hanno cercato disperatamente prima tra i pellegrini e poi a Gerusalemme! E come se ciò non bastasse la povera Maria e il povero Giuseppe si guadagnano anche un bel rimprovero, puntualmente sottolineato dall’omelista:- ” non sapevate Voi  che devo interessarmi delle cose del Padre mio?”

Di qui a poco il sacerdote rincalza la dose, riproponendo la lettura del Vecchio testamento relativa  a Samuele e dei suoi genitori  Anna e Elkana  che rinviano la consegna del loro figlio al tempio di Dio per affidarlo ai sacerdoti, perché è proprio la madre Anna a voler tener per sé ancora un po’ di tempo il figlio destinato alla vita nel tempio.

Lungi da me dal voler competere con gli esegeti biblici e i teologi in generale, ma francamente ‘sta storia non l’ho mai digerita ! Che cosa poteva costare al fanciullo Gesù, avvertire i genitori delle sue esigenze divine, evitando di lasciarli  nell’angoscia?  Sa tanto di kirkegaardiano, quel  sottolineare l’angoscia umana e lo smarrimento anche della Sacra-famiglia, contrassegnata come l’essenza della vita religiosa . Dio ci chiede di sorvolare sui naturali sentimenti umani per badare ” tout court” all’infinito? Veramente i Vangeli chiedono questo? Se Dio non è dimostrabile dalla ragione , non è proprio quel sentimento umano quello ” spirito di finezza” o ragione del cuore, che da solo ci può condurre a Dio?

Penso, che questo voler sorvolare sui sentimenti umani, che pur si rivolgono a Dio, per dare tutto a Dio , sia solo esibizionismo di una certa religiosità poco umana e concreta, poco coerente con il messaggio generale del Vangelo, che vorrebbe più far casta che popolo di Dio, disposto alle naturali esigenze e comprensioni della persona umana, visto che lasciarono perplessi anche Giuseppe e Maria!

A corollario di tutto ciò aggiungo, a margine della stessa omelia domenicale, anche certe esibizioni da “casta”  che vedo o meglio sento in ogni messa comunitaria domenicale da parte   di pochissime coppie di genitori , che durante   l’intera messa, insistono a tenere in Chiesa  i loro insofferenti figlioletti ,che con i strilli e rumori molesti  creano palese fastidio a tutti, deconcentrando “il popolo di Dio” dalle normali funzioni e riflessioni domenicali. Mi chiedo: ” ma se  quattro adulti non  riescono a tener tranquilli due bambini, non sarebbe meglio venire in Chiesa due alla volta, lasciando a casa gli insofferenti marmocchi, non ancora “maturi” per certe esperienze religiose? Credo che anche in questo caso la risposta sia : esibizionismo di un cattolicesimo integralista post-moderno: noi siamo diversi dagli altri e quindi tutti insieme veniamo in Chiesa a pregare Dio, anche se servito male e a discapito degli altri. Amen!

                                                                                Domenico Cammarano

Pubblicato da Mimmo Cammarano

Sono nato a Salerno il 20/05/1958. Sono sposato ed ho due figli. Sono docente di Storia e Filosofia.