Le prove Invalsi e i reali obiettivi della scuola.

SCUOLA

Anche quest’anno sono in pieno svolgimento le prove Invalsi, volute da alcuni anni dal Ministero dell’ Istruzione per comparare i livelli degli apprendimenti degli alunni  di tutte le scuole italiane, in alcune fasi dei vari cicli scolastici, a partire dalle primarie. Le prove vorrebbero misurare i traguardi formativi in campo linguistico e matematico, in rapporto alle Indicazioni nazionali fissate dai programmi scolastici di ogni ordine e grado. I risultati acquisiti dal Ministero, dovrebbero da un lato analizzare la situazione esistente  e poi, presumibilmente , aiutare le singole scuole fornendo ad esse strumenti relativamente oggettivi per individuare propri percorsi di miglioramento.

Non mancano, d’altronde, ampi dissensi sull’opportunità e la finalità di queste prove, che provengono dall’interno della scuola stessa e da organizzazioni sindacali come i Cobas, che esprimono ogni anno la loro contrapposizione. In pratica si sottolinea da più parti, che le prove fanno emergere, nella preparazione degli alunni, soprattutto la valenza nozionistica  e della cultura dei quiz  a discapito di quella critica e creativa.

A prescindere da queste valutazioni più o meno condivisibili, credo che la scuola italiana non abbia bisogno di sottoporsi a questa tipologia di verifiche, perché le situazioni sia a livello nazionale che locale variano, come variano i singoli individui, che necessitano fondamentalmente di percorsi, spesso anche individualizzati e strategie diversificate, che non consentono comparazioni in itinere, come cercherebbero i fautori degli Invalsi. Molto meglio sarebbe stato far sopravvivere l’esame di licenza elementare ( quinto anno della scuola primaria) , per valutare sotto la vigilanza “didattica” dei dirigenti scolastici delle singole istituzioni, sia i livelli di partenza di ogni classe e sia quelli di ogni singolo alunno, in un contesto organico e concretamente definito, evitando confronti che proprio la scuola italiana  negli ultimi decenni ha cercato di emarginare, anche se nei corsi e ricorsi storici, con lo spostamento dell’asse politico verso il centro-destra, ritorna insistentemente a privilegiare di nuovo.

Ribadisco e sottolineo che la formazione della persona umana, che naturalmente deve anche prevedere un’acquisizione di abilità richieste dal mondo del lavoro, ma che non può rappresentare un traguardo già nei primi cicli della scuola dell’obbligo, deve maturare rivisitando gli schematismi imposti dalle “ragion di Stato” negli ultimi anni alla scuola italiana. Verificare, che esistono disparità di competenze a vari livelli nelle nostre scuole tra il Nord e il Sud, è irrilevante e non apporta benefici formativi un overdose di nozioni in più, in quelle realtà individuate  al di sotto della media nazionale.

La scuola non  migliora con prove in itinere, come gli Invalsi, o con una ventata di tecnologie informatiche ( vedi  lavagne e registri elettronici, computer  e via dicendo); senza sottovalutare queste risorse, la scuola necessita in primo luogo di classi meno numerose, dove è possibile per il docente attivare percorsi individualizzati in un orario congruo, che escluderebbe a priori impegni scolastici  di sette o otto ore quotidiane di lezioni. La scuola avrebbe bisogno di personale specializzato ( docenti di sostegno e psicologi ) per intervenire opportunamente, senza sovraccaricare i docenti d’incombenze inadeguate, che proprio per la particolarità della loro funzione-missione, dovrebbero poter andare in pensione quando le energie cominciano a diminuire, proprio perché non trattano pratiche burocratiche, ma persone in formazione e in evoluzione.

Ma tutto ciò richiederebbe un po’ di investimenti in più, che implicherebbero anche  miglior aggiornamenti per i docenti e un ruolo più operativo sul piano didattico dei dirigenti, in sintonia con i collegi dei docenti, invece di essere sempre  più circoscritto a funzioni burocratiche e manageriali , di modesto  apporto per le specifiche necessità di una scuola dinamica e adeguata per la formazione dei nostri giovani.

Per la Neodemocrazia sociale.                                   Domenico  Cammarano

Pubblicato da Mimmo Cammarano

Sono nato a Salerno il 20/05/1958. Sono sposato ed ho due figli. Sono docente di Storia e Filosofia.

3 Risposte a “Le prove Invalsi e i reali obiettivi della scuola.”

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