Rispettiamo la volontà popolare e torniamo all’uninominale

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Da tempo il tema della riforma del sistema elettorale è al centro del dibattito politico.Chi ricorda i referendum promossi da Mario Segni che portarono nel ’91 all’abolizione delle preferenze ( 95% di italiani favorevoli ) e nel ‘93 all’introduzione del sistema elettorale maggioritario uninominale ( 83% di italiani favorevoli ) ?

La volontà popolare, come è spesso accaduto nella storia dei referendum, è stata poi cancellata  con l’introduzione di nuovi sistemi elettorali, il cosiddetto Mattarellum, prima, e il Porcellum, poi.

Penso si debba tornare a quella volontà espressa dal popolo. Il sistema elettorale maggioritario uninominale è ispirato a modelli sperimentati da secoli nei paesi anglosassoni ( in Inghilterra è stato introdotto nel Seicento ); paesi che sono stati nella storia  i più fecondi sul piano della democrazia, della sicurezza e del benessere dei cittadini.

Inoltre il sistema elettorale maggioritario uninominale, dà agli elettori il potere e la responsabilità di scegliere il Governo e gli eletti, assicurando un rapporto personale dell’eletto con chi lo elegge.

Infine il sistema elettorale maggioritario uninominale, è un disincentivo alla formazione di piccoli partiti, evita così la frammentazione  e favorisce la formazione di un sistema dei partiti basato su pochi grandi raggruppamenti.

Pancrazio Caponetto 

Pubblicato da Mimmo Cammarano

Sono nato a Salerno il 20/05/1958. Sono sposato ed ho due figli. Sono docente di Storia e Filosofia.

Una risposta a “Rispettiamo la volontà popolare e torniamo all’uninominale”

  1. Le considerazioni dell’amico Pancrazio in riferimento agli esiti delle consultazioni referendarie sono sicuramente condivisibili e la proposta dell’uninominale secco all’inglese appare decisamente migliore dell’attuale legge elettorale italiana, in quanto impedirebbe la formazione di tanti partiti e convoglierebbe le scelte degli elettori verso il bipolarismo, per una maggiore garanzia di governabilità, evitando anche lo scandaloso premio di maggioranza, solo per poche centinaia di voti in più rispetto ad altre formazioni politiche. Ma se a febbraio avessimo votato con l’uninominale all’inglese, siamo sicuri che avremmo oggi in Parlamento un partito con una chiara maggioranza? Non ci troveremmo forse con gli stessi tre o quattro partiti con percentuali equivalenti,in considerazione dei diversi orientamenti dei
    nostri elettori a livello regionale? Francamente questa certezza non la condivido e piuttosto penso che vadano modificati i presupposti di controllo e di affermazione della volontà popolare. In altri termini sostengo che in primo luogo è necessario ritornare alle preferenze, affinché il candidato venga scelto e poi votato dagli elettori nell’ambito di ogni collegio elettorale: mai più candidati nominati dai partiti avulsi dalle realtà territoriali, ma solo candidati residenti e nominati dagli elettori del collegio elettorale! Anzi, per legare ogni parlamentare ai suoi elettori, occorrerebbero un certo numero di firme di presentazione per ogni candidato e non solo per ogni lista.Tutto ciò dovrebbe maturare attraverso le cosiddette primarie o comizi elettorali, partendo dalle presentazioni delle candidature nell’ambito di Comitati politici locali ( di quartiere) e di Associazioni politiche territoriali.
    Dalle candidature sorte dai cittadini, corredate da ampi e dettagliati programmi politici, per le verifiche degli elettori, si dovrebbe definire il miglior sistema elettorale, che a mio avviso non può che essere il proporzionale, l’unico a garantire anche le minoranze, per il rispetto del significato vero della democrazia, dove la rappresentatività deve essere ampia e garante proprio delle voci più deboli. Con l’uninominale, solo gli “strillozzi” gestori dei mezzi di comunicazione di massa potrebbero imporsi in ogni collegio, soprattutto dove non fossero presenti quelle “primarie” e quei centri di formazione del consenso popolare, che prima ho individuato come garante del potere e del controllo dei cittadini. Ciò non garantirebbe sempre la formazione di solide maggioranze per governare; per questo è necessario prevedere il doppio turno alla francese, come avviene già a livello delle amministrazioni locali,fra le due formazioni politiche che al primo turno non abbiano raggiunto la maggioranza del 50% + 1. Alle formazioni politiche perdenti si garantirebbe comunque non meno del 46% dei seggi nei due rami del Parlamento e quindi una molteplicità di voci e di proposte senza penalizzare la governabilità del Paese. Domenico Cammarano

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