Certo la legge contrasta questi fenomeni, ma mi chiedo: ammesso che la repressione dell’illegalità abbia successo, non potrebbe questo innescare una rivolta, venendo meno un mezzo, sia pure illegale, di sopravvivenza? Quanto rischia il sistema se inasprisce i controlli? Insomma forse noi restiamo a galla per effetto di fattori, diciamo così, impropri, sarebbe giusto eliminarli, ma prevedendo elementi corretti.
Orbene con molto stupore noto che, nel suo piccolo, il recente decreto governativo varato per favorire l’occupazione giovanile fa l’esatto contrario. Un imprenditore che ha assunto un giovane regolarmente con contratto a tempo determinato non può godere di alcun vantaggio fiscale e contributivo, se trasforma il rapporto a tempo indeterminato. Viceversa un imprenditore che fa lavorare in nero un giovane può accedere ai recenti benefici previsti dal decreto, perché il giovane ufficialmente è un disoccupato. Insomma il governo sta proponendo una specie di legalizzazione del lavoro in nero, in pratica strizzando l’occhio ai tanti furbetti, che ovviamente di tutto hanno bisogna tranne del veder confermate certe impressioni diffusissime, cioè che il rispetto totale delle regole non paga, un po’ d’illegalità è prassi diffusa, conveniente ed ammessa, anche dalle autorità.
Prof. Giovanni Sarruso