Interventi pedagogici per una nuova realtà politica.

Nei miei ultimi interventi ho cercato di riutilizzare sul piano sociale, alcuni insegnamenti  riproposti, anche con un linguaggio diverso ed esempi concreti, da Papa Francesco e da quella Chiesa viva che da secoli non s’è mai fatta imbalsamare dal potere clericale e dalle sue miserie temporali. Il punto centrale dell’insegnamento cristiano è sempre l’amore verso il prossimo, che  nella sua dimensione sociale e laica si manifesta fisiologicamente con il “prendersi cura” di qualcuno o di  qualcosa.

Obiettivamente più si allarga quel naturale atteggiamento  del prendersi cura e più si va verso quel comportamento edificante verso se stessi e verso quel prossimo con il quale interagiamo. L’istinto di autoconservazione, ci porta naturalmente  ad agire, anche inconsapevolmente, prendendoci cura di noi stessi: eppure quante volte possiamo dire che quel fumatore, quell’alcolizzato, quel drogato, quello spericolato alla giuda o in altre peripezie, si sta prendendo cura di se stesso? Decisamente sono categorie di persone molto diffuse tra noi, che difficilmente potremmo additare come buoni esempi di chi sa prendersi cura di se stessi e ancor meno di qualcuno; mentre è ben tutt’altra  cosa chi mette a rischio la propria vita per salvaguardare quella degli altri!

Sintetizzando e chiarendo meglio quanto ho affermato finora, il concetto del “prendersi cura” è esplicita manifestazione dell’equilibrio psicofisico dell’uomo comune, è propedeutico per la propria esistenza individuale  e ancor di più per la vita familiare e sociale. In situazioni particolari è l’avamposto di quel principio religioso squisitamente cristiano dell’amore verso il prossimo, che differentemente dall’amore per se stessi e per chi c’è caro, è un donare disinteressato cioè è “agape” (carità) e non “eros”,ovvero amor che esige  sempre di essere corrisposto!

Nell’ambito sociale e politico ci interessa soprattutto evidenziare l’importanza del”prendersi cura” di qualcuno o di qualcosa, perché è funzionale a quell’atteggiamento di responsabilità che dovrebbe essere presente in ogni persona matura e responsabile, per poter costruire buone relazioni umane in famiglia, nell’attività lavorativa, ricreativa e ancor di più in quella della gestione della “cosa pubblica”, che riguarda proprio tutti.

Ma vi è una predisposizione naturale verso quest’atteggiamento? Direi proprio di si e lo notiamo facilmente dalla prima infanzia  quando vediamo il bimbo che  sa prendersi cura, spontaneamente o normalmente imitando i genitori, dei suoi giocattoli, dei suoi quaderni, dei suoi vestiti, di quell’animaletto che gli è stato donato dopo la sua insistente richiesta, delle persone con le quali convive. Bene! se il buongiorno si vede dal mattino, chi non sa prendersi cura delle proprie cose difficilmente saprà farlo da adulto e ancor di meno potrà essere un buon educatore, un buon lavoratore, un buon compagno di vita, un buon amico….un buon cittadino!

Tutto ciò può essere insegnato e può costituire il presupposto di un rinnovamento sociale e quindi politico? Penso proprio di si: l’educazione alla convivenza sociale e alla cittadinanza, che attraversa  i programmi dalla scuola d’infanzia alle secondarie superiori, esplicitamente presuppone questo tipo di atteggiamento educativo, che non può prescindere dal concetto chiave del “prendersi cura” dell’altro e reciprocamente, nelle dinamiche di ogni comunità a tutti i livelli, dove la collaborazione e il rispetto,  l’attività concreta a sostegno di se stessi e di tutti, diventano l’elemento decisivo nella democrazia integrale e diretta.

A tutti gli educatori dico: insegniamo fin dall’infanzia a “prendersi cura” di qualcosa o di qualcuno, osserviamo  e interveniamo per correggere atteggiamenti errati con pazienza, amore e soprattutto con l’esempio, ma anche riaffermando costantemente l’avversione ad ogni forma di sopraffazione e violenza. Insegniamo a dialogare e lasciamo scoprire la persuasione della ragione sempre congiunta a  quello spirito di “finezza” (sentimento) di pascaliana memoria.

Esaltiamo quegli esempi  di sacrificio, di impegno quotidiano verso gli altri, che pur abbondano nell’anonimato delle nostre comunità e delle nostre famiglie, mentre sempre di più, dai mass-media, vengono evidenziati solo i rumorosi  episodi di egoismo e di violenza. Dice saggiamente Papa Francesco:” fa molto più rumore un albero che cade , che una intera foresta che cresce”, ma guarda caso molta stampa, anche troppa, monta ad arte solo le notizie relative agli scandali e alle violenze. Cari giornalisti e opinionisti, imparate a “prendervi cura” anche di chi vi guarda e di chi vi ascolta, valutate gli effetti della vostra posizione privilegiata quando strombettate le vostre requisitorie; contribuirete a creare i presupposti per una società migliore con individui più responsabili e più preparati a risolvere i problemi comuni.

Per la Neodemocrazia sociale.                                   Domenico  Cammarano

Pubblicato da Mimmo Cammarano

Sono nato a Salerno il 20/05/1958. Sono sposato ed ho due figli. Sono docente di Storia e Filosofia.